04/05/2010
Il cardinale Angelo Bagnasco.
Dopo mesi di Padania e di affondi contro lo Stato unitario il Carroccio ha trovato i primi ostacoli davanti a sé. La dichiarazione di forfeit alle celebrazioni del 150 esimo dell’Unità d’Italia da parte del ministro Calderoli ha infatti generato una serie di reazioni sul piano mediatico. Non tanto dal mondo politico, generalmente anestetizzato dalla campagna anti-unitaria della Lega, quanto piuttosto da quelle Fondazioni che ultimamente tendono a occupare lo spazio di una Parlamento poco reattivo, per usare un eufemismo.
E’ il caso di Italia Futura, il think tank di Luca Cordero di Montezemolo, che ha ricordato come i voti leghisti siano due milioni e 750 mila contro venti milioni (“è tempo di archiviare la benevolenza leghista”) e dei ragazzi terribili di Farefuturo, le Termopili del presidente della Camera Gianranco Fini nella battaglia in Direzione nazionale del Pdl contro Berlusconi. L’escalation leghista degli ultimi mesi era stata impressionante, ma viene da lontano. E’ noto il livore antiunitario di Bossi, condannato per ben due volte per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni dileggiata pubblicamente con offese irripetibili, (il 26 luglio e il 14 settembre 1997).
Anche se tale livore è stato dissimulato per alcuni cicli periodici, a seconda della convenienza della tattica politica, di cui il senatur è maestro. Ultimamente si è esibito in dichiarazioni contrarie al Tricolore anche suo figlio Renzo, detto “la trota” (grande tifoso di una sedicente Nazionale Padana e pubblicamente indifferente ai colori nazionali azzurri), neoeletto al consiglio regionale lombardo. Colpisce che a rispondere alla demolizione culturale e simbolica dell’Unità d’Italia non siano i partiti, opposizione compresa, ma altre agenzie o aggregazioni differenti. A partire della Chiesa, che per l’ennesima volta fa sentire la sua voce in difesa dei valori unitari in un deserto politico. Il cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha detto che “la ricorrenza dei 150 anni dall’Unità d’Italia dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani”, in quel Paese unificato e per secoli sognato dai tempi di Dante, il Belpaese dove “il sì suona”.
Francesco Anfossi