13/09/2010
Militanti leghisti in attesa del comizio di Umberto Bossi, in riva dei Sette Martiri a Venezia.
Buffon fu il maggiore naturalista del Settecento, ma se cercate notizie su Internet troverete solo una noterella in inglese. Prima di lui viene il Gigi portiere della Nazionale, con paginate intere. Segno dei tempi. Georges Louis Leclerc, conte di Buffon, è ricordato nelle scuole per un suo motto, “Lo stile è l’uomo”, che ogni tanto viene affibbiato agli studenti come compito in classe. Sarebbe interessante vederne oggi qualche svolgimento. Un giudizio giovanile, per esempio, sulla pernacchia come stile politico.
La pernacchia più celebre nella storia del cinema è quella di Eduardo De Filippo, contro un nobilastro arrogante. Era un suono altamente modulato e studiato, in concorso con la plebe del rione. Oltre all’irrisione, cioè, esprimeva una protesta sociale. Con un suo stile classista, dal basso, nazionale più ancora che napoletano. Quell’altra pernacchia sulla quale discutono adesso i giornali, con la serietà dovuta alle grandi tematiche, ha come autore un uomo del Nord, Bossi, ministro e leader di partito. Ossia un potente.
Qui è difficile sostenere che il Buffon francese concederebbe all’uso del termine una patente aristocratica. A parte poi ogni questione di eleganza, c’è il fatto che stavolta lo scherno viene dall’alto e non dal basso. Diversità enorme. Il cosiddetto popolino subisce, e come reazione ricorre ai suoi poveri mezzi. Il potente non subisce alcunché. E’ un privilegiato, sta dove si comanda. Non viene umiliato ma gli è facile umiliare. Eduardo e i bassi napoletani sono lontanissimi.
Altro esempio di stile, il dito medio. Invece di un suono è un gesto, non padano ma importato dall’America. Di nuovo, esprime intolleranza e disdegno. Di qua un suono, di là un gesto: stilnovo nella dialettica 2010. Sul conte di Buffon, niente più temi in classe.
Giorgio Vecchiato