Il faraone sconfitto dalla piazza

Dopo il presidente tunisino Ben Ali, Mubarak è il secondo leader arabo costretto a lasciare il potere su pressione del popolo. Ma restano ancora molte incognite sul futuro dell'Egitto.

11/02/2011

Prima un boato assordante. Poi i cori (“L’Egitto è libero”, “Allah è grande”) e lo sventolio incessante di bandiere egiziane accompagnato da improvvisati fuochi d’artificio. Così la grande folla raccolta sulla piazza Tahrir del Cairo ha accolto la notizia delle dimissioni di Hosni Mubarak. L’annuncio è stato fatto nel pomeriggio dal vicepresidente Omar Suleiman. Mubarak, probabilmente, si trovava già lontano dal Cairo, nella sua residenza di Sharm el_Sheikh.

Ora tutti i poteri sono stati assegnati al Consiglio Supremo di Difesa, guidato dal ministro della Difesa Hussein Tantawi Ancora ieri sera, nel suo secondo messaggio televisivo da quando il 25 gennaio è cominciata la rivoluzione egiziana, il raìs aveva manifestato l’intenzione di restare al suo posto per gestire la transizione verso la democrazia. Ma ormai era uno sconfitto, cieco e sordo rispetto alle richieste del suo popolo.

Nelle ultime ore il braccio di ferro dietro le quinte fra Mubarak e i militari deve essere stato tesissimo. Alla fine il presidente ha dovuto arrendersi e lasciare la carica che ricopriva da trent’anni. I suoi conti all’estero sono stati “congelati” dalle autorità svizzere. Dopo 18 giorni di proteste (costate almeno 300 morti e migliaia di feriti) la rivoluzione egiziana arriva così alla svolta decisiva.

Mubarak se ne va, ma restano ancora molte incognite sul futuro dell’Egitto. C’è da vedere fino a che punto i militari potranno dare agli egiziani le riforme democratiche che si aspettano. Al momento è difficile individuare una personalità capace di rappresentare in modo genuino la voglia ci cambiamento della popolazione. Il vicepresidente Suleiman è stato per un ventennio ala guida dei servizi segreti. Mohammed El Baradei è vissuto a lungo fuori dal paese e non ha un vero seguito popolare. Anche Amr Moussa, attuale presidente della Lega Araba, non è il nuovo che avanza (ha già 73 anni e per un decennio è stato ministro degli esteri di Mubarak).

Dopo il presidente tunisino Ben Ali, Hosni Mubarak è il secondo leader arabo costretto a lasciare il potere su pressione della piazza. Ci si chiede chi potrebbe essere il prossimo. Il libico Gheddafi? L’algerino Bouteflika? Lo yemenita Saleh? E se il contagio della rivoluzione dovesse estendersi alle ricche monarchie del Golfo le conseguenze per l’economia mondiale potrebbero essere davvero imprevedibili.

Roberto Zichittella
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