06/12/2010
Silvio Berlusconi, 74 anni, Presidente del Consiglio dei ministri.
Noi italiani siamo abituati ad aspettare, mettendoci in coda alle Poste o confidando nelle estrazioni dell’Enalotto. Esercizi volta a volta sfibranti o deludenti, che però hanno un senso. Presto o tardi arriverà il nostro turno allo sportello oppure, ahimè più difficilmente, il numero buono della Cabala. Qualcuno però dovrebbe dirci che senso abbia l’attesa per il 14 dicembre, quando dal pallottoliere delle Camere usciranno i numeri della fiducia a Berlusconi. I quali numeri saranno un paio di più o un paio di meno rispetto a Quota 316, termine che ricorda le battaglie alpine nella prima Guerra Mondiale, per cui, al pari di quegli scontri sanguinosi ma inutili,
non cambieranno un bel niente.
Ma non è solo questo che stiamo aspettando. Il problema è come reagirà al voto il primo ministro, per ora attestato su due posizioni. Una logica, l’altra abbastanza stravagante.
La prima: a meno che non migliori la tecnica di Bertoldo, che non trovava mai di suo gusto l’albero al quale essere appeso, anche Berlusconi sa di non essere eterno. Cioè, come in una qualsiasi coda, sa che pure per lui si spalancherà il fatal sportello. Ma ecco il secondo punto. Se proprio dovrà lasciare Palazzo Chigi, ipotesi nefasta dal suo punto di vista, dovrà essere lui a scegliere il successore. E non uno di quei vegliardi tipo Fini e Casini, bensì un giovane. O, stante la parità dei sessi, una giovane.
Beh, detto da un uomo che si avvia ai trequarti di secolo, pur sentendosi a suo dire come un ragazzo sulla trentina, e anche in tal caso ben portante, questo annuncio confonde un po’ le idee di chi lo ascolta. Casini e soci hanno più o meno cinquant’anni, età che in vecchiaia è giudicata giovanile. Oltre al dato anagrafico, quindi, si direbbe che ne vadano cercati altri. Per esempio che si tratti di avversari inaffidabili, da escludere in ogni caso per la successione. In realtà Berlusconi non vuole delegare nulla a nessuno. Ma se così stessero le cose, se davvero fosse in vista il ricambio, cerchiamo allora i giovani affidabili. O le giovani.
A prima vista, non sembra trattarsi di una categoria molto affollata. E’ vero che ogni tanto compare in Tv una berlusconiana senza rughe: ma l’impressione che se ne ricava è quella di un peso mosca. Inadatta cioè a battersi con pesi massimi. Allora vediamo fra i pesi medi. Forse la Carfagna, la Prestigiacomo, la Gelmini? O magari una brillante figlia di secondo letto, a imitazione del Nord Corea? Uomini no, a loro volta troppo leggeri o troppo inquisiti. Problema supplementare: visto che pensare diversamente da Berlusconi significa passare al girone dei traditori, queste candidate dovrebbero essere delle fotocopie dell’eventuale – molto eventuale... – dimissionario. Ossia anch’esse indisponibili a dialoghi e trattative, abili nello smentire le frasi appena dette, convinte che tutti i guai vengano da stampa e magistratura, inattaccabili dalle plebi in quanto Unte dal Signore.
Escluse le senatrici, per eccesso di età, ce n’è qualcuna a Montecitorio? Fissi le quote il bookmaker. Per intanto, nella propizia attesa, Berlusconi potrà restare. Anche Bertoldo aveva difficoltà a trovare il suo albero.
Giorgio Vecchiato