Scuola paritaria, vorrei ma non posso

Un'indagine in sei città italiane rivela che 8 famiglie su cento sceglierebbero per l'educazione dei figli la scuola paritaria. Ma devono rinunciare per ragioni economiche.

21/10/2010
Il Collegio San Carlo di corso Magenta, a Milano.
Il Collegio San Carlo di corso Magenta, a Milano.

Più dell’ 8% delle famiglie italiane che iscrivono i figli ai tre cicli dell’obbligo della scuola statale (prima elementare, prima media e prima superiore) preferirebbe di gran lunga la scuola paritaria, ma è costretta da motivi economici. In altre parole, non se la può permettere.

    È il risultato di un’indagine promossa da associazioni di genitori e di gestori della scuola paritaria, tra cui l’Agesc (associazione genitori scuole cattoliche), Cnos (centro nazionale opere salesiane), Fidae (Federazione istituti di attività educative), e Fism (federazione scuole materne). Per la prima volta, a dieci anni dalla legge sulla parità scolastica, il tema della scelta tra scuola statale e paritaria è stato trattato da un punto di vista strettamente socioeconomico.

    L’indagine, affidata al Dipartimento di Scienze antropologiche dell’ Università di Genova, ha riguardato un campione di 728 famiglie in sei città italiane, Genova, Padova, Bari, Bologna,Firenze e Catania. I questionari, nell’oltre l’80% dei casi, sono stati compilati dalle madri, il che conferma che in genere sono loro ad occuparsi in prima persona del percorso scolastico dei figli.

    Sono state prese in considerazione le famiglie che avevano appena iscritto uno o più figli rispettivamente alla prima elementare, alla prima media o al primo anno delle superiori. Solo il 3, 2 % del campione aveva scelto la paritaria, ma per l’8,4% delle famiglie rimanenti si era trattato di una scelta forzata. Questo significa che esiste una quota non irrilevante di famiglie che è pesantemente penalizzata dall’attuale sistema scolastico e che non è affatto libera di scegliere la scuola ritenuta migliore per i propri figli.

    Attualmente, frequenta la scuola paritaria circa il 10% della popolazione scolastica, ma su questo dato incidono soprattutto le iscrizioni alla scuola materna. Si scende al 4,5% prendendo in considerazione elementari, medie e superiori. Le famiglie che, nell’indagine, hanno ammesso di non potersi permettere la scuola paritaria, hanno anche dichiarato che farebbero una scelta diversa in presenza di un buono scuola.

    Conti alla mano, con una effettiva parità , si arriverebbe a un 12% circa di iscritti alla paritaria nei tre cicli dell’obbligo. Niente a che fare con la paventata fuga di massa dalla scuola statale, ma un risparmio per le casse di Viale Trastevere che l’indagine stima sul 20% a studente. Un saldo ampiamente positivo anche calcolando un buono scuola di circa 1500 euro a testa.

Simonetta Pagnotti
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Postato da giumess il 22/10/2010 08:47

Chi ha insegnato per tutta una vita nella scuola pubblica, sa che, sempre di più, occorre incentivare il lavoro dei docenti che vi insegnano, istituzionalizzando il confronto tra le scuole, senza distinzione tra pubbliche e private. Anzittutto istituendo un'Autority che sovrintenda al funzionamento di tutte le scuole quanto ai risultati ottenuti e alla qualità del servizio reso. Le scuole private devono essere aiutate a liberarsi dai diplomifici per concorrere con quelle pubbliche e per questo devono essere poste sullo stesso piano quanto alla possibilità per gli utenti di iscrivervisi. Oggi in crisi è la scuola, a comuinciare da quella pubblica: per rilanciarne la qualità, nell'interesse del Paese e dei cittadini, occorre: 1 - istituire il principio di concorrenza tra le scuole, con riverbero anche sul piano economico e degli stipendi degli insegnanti; 2 - dare all'Autority della scuola poteri di misurazione dei risultati, degli incentivi e dei premi sulla base di un Codice approvato dal Parlamento, che dovrebbe contenere anche indicazioni concrete per impattare adeguatamente il problema della dispersione scolastica e del recupero, che non possono essere sbrigativamente considerati problemi delle scuole privare, così ad esse assegnando un ruolo di mero supporto di quelle statali; 3 - Fissare le mete formative minime, sotto le quali aprire per la scuole che non le raggiungono, procedure idonee a porvi rimedio, fino alla chiusura della scuola. Insomma una ricetta vecchia: concorrenza, incentivi, premi in relazione ai risultati, con un occhio particolare alle scuole private, al fine di consentirne un rilancio forte e una riqualificazione.
Giuseppe Messina

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