08/05/2010
Sarà che la fatica ispira i poeti, sarà che certi pentagrammi pieni di note, somigliano alle altimetrie delle grandi corse a tappe. Di certo c’è che i ciclisti da tempo ispirano chi scrive canzoni.
Anche per questo abbiamo pensato di raccontare il Giro anche dalla colonna sonora. Coppi di Gino Paoli, Il bandito e il campione di Francesco De Gregori, dedicata a Girardengo e all'amico bandito Sante Pollastri, e poi Bartali di Paolo Conte e E mi alzo sui pedali degli Stadio. Solo una delle tante canzoni dedicate all'epopea tragica di Marco Pantani, cantato anche dai Nomadi con lL'ultima salita e da Antonello Venditti con Tradimento e perdono.
Ci sarebbe anche Diavolo Rosso, scritta da Paolo Conte, su Giovanni Gerbi, leggendario ciclista degli anni Trenta di cui non è facile rintracciare immagini. Tra i tanti sport che sono diventati canzoni, il ciclismo ha assieme ai motori un posto speciale. Forse perché più di altri, tra fatica improba e pericolo, mettono l'uomo a confronto con il suo limite.
«La salita», spiega Paolo Jachia, autore di numerosi saggi sulla canzone d'autore, «è un concetto che ricorre, in Coppi di Gino Paoli, in Bartali di Conte, ma mi viene in mente anche Che fantastica storia è la vita di Antonello Venditti, che usa la salita e la partita come metafore esistenziali. Se nel ciclismo a colpire l’immaginario è la fatica, nei motori intriga il rischio, la scommessa anche fisica, anche perduta, con la vita: il patto con il destino».
a cura di Elisa Chiari e Gian Paolo Ormezzano