Tunisia, la democrazia è donna

Dopo le grandi speranze in seguito alla cacciata di Ben Alì, l'avanzata dell'islam radicale desta molte preoccupazioni. Ma le donne della Tunisia resistono ai propositi integralisti.

Gli islamisti contro il monastero delle donne

22/11/2012
Preghiera collettiva nello stadio di Tunisi.
Preghiera collettiva nello stadio di Tunisi.

A guardare i muri anneriti dal fumo, le sale una volta piene zeppe di ex voto e ora vuote e desolate, a sentire ancora la puzza di bruciato e osservare i volti atterriti della gente, si capisce meglio cosa sta succedendo alla Tunisia, fino a ieri madre di tutte le Primavere e culla della laicità, oggi preda di un inaspettato quanto aggressivo integralismo.

Il santuario di Sayyida Aisha Manoubia, a La Manouba, un sobborgo alla periferia di Tunisi, ha una secolare tradizione di perfetta integrazione con il popolo e di radicamento religioso dai contorni affascinanti. Dedicato a una santa mistica islamica vissuta nel XIII secolo formatasi alla tradizione Sufi, e riferimento spirituale di tutta la Tunisia e il Maghreb, fino a poco tempo fa veniva visitato da centinaia di fedeli al mese che qui trovavano un accogliente approdo, oltre che un’occasione di esperienza ascetica. Al suo interno si trovano celle che ospitano per brevi periodi donne in difficoltà e una mensa che provvede regolarmente al cibo di indigenti della zona, mentre la domenica si anima di una meravigliosa cerimonia per sole donne durante la quale, dopo aver danzato allo stile dei dervisci, cantato e pregato, le fedeli vivono un agape consumando il pasto assieme.

Alcune settimane fa, il mausoleo di  Sayyida Aisha Manoubia è stato attaccato e dato alle fiamme per la prima volta nella sua lunga storia, da un gruppo di facinorosi wahabiti. Alcuni uomini, calatisi dal tetto, sono penetrati nell’atrio dell’edificio sacro e hanno appiccato il fuoco contro la sala dove venivano conservati ex-voto assieme a offerte da destinare ai poveri, e la stanza per la preghiera in cui vi erano numerose copie del Corano. La donna custode del luogo, che ha provato a opporre resistenza, è stata brutalmente malmenata e minacciata e ora versa in gravi condizioni nel vicino ospedale.

“È la prima volta nella storia di questo santuario di che subiamo un attacco simile", spiega sconvolta una delle anziane donne preposte all’accoglienza, "la gente ci vuole bene da secoli e siamo stati sempre amati da tutti i tunisini che vengono a pregare qui da tutto il Paese”. È mattina nel magnifico santuario, ma già la gente che lo visita è molta. Tra le donne sterili che chiedono la grazia di una gravidanza, famiglie con problemi economici, poveri del sobborgo, c’è smarrimento e paura. “Questo santuario è aperto tutti i giorni", dice con dolcezza una della visitatrici: "È un luogo pacifico, che non è contro nessuno; al contrario qui si fa solo del bene. E allora perché proprio noi?”.

E perché, poi, adesso? Le domande, purtroppo, suonano retoriche alle orecchie di una delle responsabili: “Perché siamo donne, perché non siamo considerate musulmane, perché nella nuova Tunisia per esperienze come questa  non c’è più spazio”. È davvero impazzita la Tunisia dal volto storicamente mite e tollerante? L’UNESCO, a seguito dell’attentato, ha lanciato un allarmante appello perché i luoghi sacri, rappresentanti di bellissime culture millenarie, vengano risparmiati. Il loro valore, oltre che nella cultura e nella fede, cara a milioni di persone, risiede nel modello di società che esprimono. La scuola sufi in cui Aicha si è formata, è quella andalusa di Ibn Arabi, che professava l’assoluta eguaglianza di uomini e donne oltre che il sostegno reciproco nella meditazione spirituale e la convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani.

Ma nessuno può accusare Sayyida Manoubia e i suoi fedeli di sincretismo o abiura della fede. Come spiega la studiosa tunisina Emma ben Miled, la santa era famosa per aver recitato il Corano 1.620 volte nella sua vita e quando il maestro sufi marocchino Sidi bel Hassen decise di lasciare la Tunisia per l'Egitto, promosse proprio lei al grado di Kôtb, il livello spirituale più elevato della scuola. È a lei e alle sue sagge doti di donna di pace che oggi tornano con insistenza a rivolgersi i tanti suoi seguaci. Hanno ancora bisogno di ritrovare quella gioiosità mistica che il luogo emana. Anche la Tunisia.

Luca Attanasio
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