Sciocchezze, ma non si può dire

Due casi di verità deformata che riguardano Famiglia Cristiana e la stampa cattolica. Ma la smentita è impossibile.

Caro Espresso, a proposito di contributi...

10/12/2011
Francesco Zanotti.
Francesco Zanotti.

In un ampio servizio dedicato all’otto per mille in cui si confondono ancora Vaticano e Conferenza episcopale italiana (Cei) e in cui si raccontano verità parziali o strumentali, il settimanale L’Espresso in edicola la scorsa settimana ha dedicato un box alle “Sante Gazzette”.


     In poche righe si narra, prendendo le mosse dal libro in uscita I senza Dio, citando in questo caso il capitolo “Come mungere lo Stato”, dei contributi all’editoria destinati ad Avvenire, a Famiglia Cristiana e ai settimanali diocesani, mettendoli tutti insieme in una “lista delle Gazzette di ispirazione religiosa” che, secondo L’Espresso, “sarebbero generosamente sovvenzionate dallo Stato”.

     Non dice nulla, invece, L’Espresso, della legge del 1990 che stabilisce i contributi all’editoria, né dei principi in base ai quali tale legge e le precedenti sono state istituite. Non una parola per spiegare il pluralismo informativo e neppure per ragionare di libertà d’informazione o di democrazia informativa. Nulla di nulla dell’articolo 21 della Costituzione italiana, né del recente intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha chiesto al governo di rivedere i tagli all’editoria, accennando al rischio di “mortificazione del pluralismo dell’informazione” nel nostro Paese. 

     Solo fango su “una lunga lista” che, sempre secondo L’Espresso, sarebbe “pure divertente da scorrere, infarcita com’è di testate improbabili”. È professionalmente sconcertante leggere toni così offensivi e basati su pregiudizi duri a morire. Certo risulta difficile per chi non abita il territorio italiano rendersi conto di ciò che si muove nel nostro Paese. Basterebbe svolgere piccoli sondaggi nei vari territori dal Nord al Sud dell’Italia per scoprire una ricchezza reale, spesso ignorata dalla grande stampa e dai network nazionali, ma molto vicina alla gente. 

     Un milione di copie, quattro milioni di lettori, forse danno fastidio a qualcuno, ma dicono di un radicamento sul territorio che può far sorgere parecchie invidie e far nascere disinformazione. In ultimo verrebbe da domandarsi se per le copie de L’Espresso spedite via Poste italiane fino al 31 marzo 2010 l’editore di quel settimanale abbia pagato la tariffa riservata ai periodici oppure l’intero importo ordinario. Nel primo caso è bene ricordare che lo Stato ha integrato per anni, con soldi dei cittadini, la differenza fra le due tariffe, anche per le spedizioni de L’Espresso. Si tratta di contributi indiretti, ma sempre contributi statali sono.

Francesco Zanotti

Presidente nazionale Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici)

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