Esclusivo: intervista al polpo Paul

Dopo aver azzeccato i risultati del Mondiale, il cefalopode più famoso del mondo rivela i suoi progetti per il futuro. E c'è chi lo reclama in Italia.

"Paul serve all'Italia"

15/07/2010

Il Polpo paul approda nell’agone della politica italiana. Le sue capacità di vaticinio servirebbero anche nel nostro Paese. “Ho appreso oggi sui giornali la clamorosa indiscrezione secondo la quale il famoso polpo Paul – il cefalopode indovino che ha azzeccato tutti i pronostici dei mondiali di calcio sudafricani – non sarebbe inglese, come si credeva, ma italiano. Mai come in questo momento il nostro Paese ha un disperato bisogno di scelte chiare e per questo ho scritto al direttore dell’acquario tedesco Sea Life di Oberhausen, lanciando un appello per la sua restituzione”.

E’ quanto rende noto Andrea Sarubbi, parlamentare del Pd, in un comunicato. “Gentile direttore, ora che non c’è più nessun risultato calcistico da pronosticare La supplichiamo di ascoltarci.
Il polpo Paul, che tutti credevano di origine britannica è in realtà italiano, dell’isola dell’Elba per la precisione. Lo faccia tornare a casa, la preghiamo, almeno per un po’: giusto il tempo di risolvere qualche problemino domestico e poi glielo rimandiamo in tempo per i Mondiali del 2014, quando ogni cosa sarà messa a posto. Nei prossimi anni qui in Italia abbiamo due o tre faccendine da risolvere. La prima è la formazione dell’attuale maggioranza di governo, perché pare che Berlusconi voglia far fuori i finiani per metterci l’Udc, ma la Lega – che odia Fini – non sopporta neppure Casini, e quindi il povero Silvio si trova in mezzo al guado.

La seconda è la sorte dell’opposizione, perché se si votasse oggi non sapremmo neppure chi è il candidato premier di Centrosinistra. La terza è più interna al Pd, e riguarda la nostra stessa identità: a due anni e mezzo dalla nascita, infatti, non ci è ancora ben chiaro se il Partito democratico debba essere riformista o piazzaiolo, o entrambe le cose, o nessuna delle due. Infine, ce ne sarebbe una quarta, la più importante di tutte: nel 2013 il Parlamento sarà chiamato ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, la prima carica dello Stato, e sbagliare quel nome significherebbe metterci nei guai fino al 2020. Restiamo in trepidante attesa di una risposta, illustrissimo, certi della Sua comprensione e del Suo grande senso di responsabilità”. Finora la risposta del direttore del Sea Life non è pervenuta.

Francesco Anfossi
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