26/03/2011
Sebastian Vettel, giovanissimo Campione del mondo in carica.
La seconda giornata delle prove del Gran Premio di Melbourne ha “scritto” la pole-position per la gara , domani, di apertura della stagione di Formula 1, il Gran Premio d’Australia. Come strapreannunciato dai test invernali, nonché dalla seconda parte della prima giornata di prove, venerdì, comanda sin troppo Sebastian Vettel, tedesco campione mondiale uscente, con la sua Red Bull. Di fianco a lui oggi in prima fila, relativa sorpresa, il britannico Lewis Hamilton sulla molto rediviva McLaren. Seconda fila con l’australiano Ma (compagno in Red Bull e ma rivale conclamato di Vettel), affiancato dall’altro britannico Jenson Button, su McLaren pure lui. Poi lo spagnolo Ferdinando Alonso, qui per conto della Ferrari e di tutti noi (Massa è appena ottavo). Ma sono distacchi severi.
A questo punto possiamo introdurre la stagione, al via domenica quando da noi è primo mattino, segnalando qualcosa di particolare, se non altro di nuovo. Era infatti dal 1970 che la Formula 1 – primo GP appunto domenica in Australia, ce ne saranno altri diciotto sino al 27 novembre in Brasile, con l’incognita del 9 ottobre in Giappone - non vedeva al via del suo campionato mondiale ben cinque campioni iridati su venticinque concorrenti. Interpretazione libera della cosa: bella, brutta, innocua, normale, assurda, entusiasmante. A piacere.
E a dispiacere di noi italiani per l’assenza di un nostro pilota. Ci sono infatti il tedesco Sebastian Vettel (24 anni, Red Bull) campione uscente, il britannico Jenson Button (31 anni, McLaren) vittorioso nel 2009, il britannico Lewis Hamilton (26 anni, McLaren, primo nel 2008), lo spagnolo Fernando Alonso (29 anni, Ferrari, il titolo nel 2005 e 2006 con la Renault), il tedesco Michael Schumacher (42 anni, Mercedes, i successi nel 1994 e 1995 sulla Benetton, dal 2000 al 2004 sulla Ferrari). Manca il campione del 2007: il finlandese “ghiaccio secco” Kimi Raikkonen, Ferrari, 32 anni, si è dato al ralllysmo, senza rimpianti né suoi né della F1.
Fernando Alonso, pilota di punta della Ferrari.
Nuove gomme e ala mobile
L’anno scorso la Ferrari buttò via il titolo ormai di Alonso
sbagliando gomme, fallendo un “calcio di rigore” a un pit-stop.
Quest’anno la Pirelli, nuova o meglio rediviva fornitrice unica degli
pneumatici, propone gomme in genere più molli di quelle del recente
passato. Possibili anche quattro fermate in un gran premio, specie se in
un giorno caldo. Possibili altri errori. Sicuro tanto teatrino in più:
le stesse gomme si degradano in fretta, prevedibilissimi molti cali
quasi improvvisi, molti sorpassi inattesi. Quel teatrino che Bernie
Ecclestone, il padrone del circus, vorrebbe ulteriormente arricchire,
enfatizzare, drammatizzare, per esempio con cadute di pioggia
artificiale.
C’è ressa di personaggi, ci sarà rissa di tecniche e tattiche e
strategie, c’è mistero su assetti nuovi, c’è la grande novità dell’ala
mobile, che opera sull’alettone posteriore e permette incrementi di
velocità, ma che riguarda tutti e comunque può essere usata soltanto per
il sorpasso (non dunque per difendersi da chi vuole sorpassare) e nella
parte finale del rettilineo più lungo del circuito e non quando piove.
C’è il kers riveduto e (s)corretto. C’è attesa per controlli e sanzioni e
proteste e agguati.
Ci sono insomma ingredienti sempre più speciali, e se si vuole anche
più speziati.
Speziatissima è la rivalità fra Red Bull e Ferrari, dopo il
colpo di scena finale l’anno scorso negli Emirati, titolo vinto-titolo
perso, tra Alonso e Vettel pronti subito a mostrarsi i più bravi, tra
“cavallini” e “bibitari”, gente antica dei motori nobili e gloriosi e
gente nuova delle ricche bevande energetiche. C’è la quasi certezza che
qualcuno bara, approfittando anche della vaghezza di lunghi regolamenti
che sono tutti da decriptare, c’è la certezza persin meno “quasi” che
questo qualcuno non verrà scoperto. C’è la paura che la stagione 2011
sia la fotocopia noiosetta di quella 2010, c’è la speranza che, fra
tanti giovani incompiuti (Hamilton e Button sembravano i capifila di
questa piccola tribù, ma adesso arieccoli), fra i i “minori” che
ballano una sola estate, davvero esca fuori il campione epocale, come fu
Schumacher.
Sarà il vecchietto Schumacher (nella foto) la sorpresa della stagione?
Grande attesa per la Ferrari
Naturalmente fra noi italiani c’è l’attesa amorosa per la Ferrari,
che però sembra in ritardo rispetto alla Red Bull (qualcuno di noi forse
vuole più bene a Massa iellato più che ad Alonso baciato dagli dei).
Ma soprattutto c’è la constatazione che l’uomo conta ogni anno di meno
rispetto alla macchina: è cosa detta e ridetta, Enzo Ferrari addirittura
odiava i suoi stessi piloti che strapazzavano le sue macchine. Comunque
il progresso premia i congegni, ma intanto con essi gratifica gli
umani.
Forse è per questo che un po’ tutti si tende a credere che sia
fondata l’eventualità di un miracolo intitolato ad un vecchio pilota
tanto grande quanto antipatico, che è tornato malamente nel 2010
inseguendo se stesso e il sogno di Faust, che ha fatto godere tanti
quando ha vinto e soprattutto quando ha perso, per chissà quali alchimie
sentimentali. Massì, proprio Michael Schumacher, i 42 anni compiuti il 3
gennaio scorso, tedesco della stratedesca Mercedes, che viene
ipotizzato come possibile uomo nuovo, autore di un mix felice tra auto
sofisticata e pilota esperto, anche se il più focoso suo avversario è
proprio al suo fianco (la Mercedes come scuderia non vince in F1 da
cinquantasei anni…), si chiama Niko Rosberg, mezzo tedesco mezzo
finlandese tutto anti-Schumi.
Difficile tifare, nei del Bel Paese della Ferrari, per Schumacher
tedesco presuntuoso miliardario che, tornando al successo per conto
della Mercedes comunque colpirebbe anche Maranello, ma, se gli riuscisse
questo cosmico scherzaccio da Amici miei al sofisticato mondo dei
motori, Michael ce la farebbe, infine, ad essere davvero compiutamente
uno dei “nostri”, ben più di quando, vincendo e vincendo con la Ferrari,
spalmava su tutto e tutti classe tanto grande quanto àlgida e
sorrisetti tanto leggeri quanto ironici.
Gian Paolo Ormezzano