Vettel conferma, Petrov sorprende

L'anno della Formula 1 ricomincia dalla Red Bull e dalle gomme morbide. Sulla Ferrari giudizio sospeso.

27/03/2011
Sebastian Vettel.
Sebastian Vettel.

Per capire se il quarto posto dello spagnolo Fernando Alonso e della sua (e nostra) Ferrari nel Gran Premio d’Australia che ha aperto la stagione mondiale della Formula 1 è un successo o una delusione, bisogna capire prima cosa è stata la corsa di Melbourne, quella delle gomme morbide, degli alettoni mobili, del kers recuperato: e per questo ci vogliono altre corse, altri “chiarimenti”.


Rimanendo ai fatti, se si tiene conto dell’ora legale, cioè del fatto che si è dormito un’ora in meno,  la ultimamente quasi consueta dose di sbadigli da telespettatori del circus è stata inferiore al previsto, al temuto. Il fatto che abbia vinto facile facile il tedesco Sebastian Vettel su Red Bull (motore Renault), campione del mondo 2010, confermando il pronostico a sua volta imposto dai test dell’inverno e dalle prove della vigilia, allacciando il suo successo di apertura al suo successo in chiusura negli Emirati lo scorso anno, non deve procurare alcuna ipnosi da sonno o comunque da contemplazione. 

Si tratta pur sempre di un fortissimo  pilota non ancora ventiquattrenne, il più giovane iridato della storia, si tratta pur sempre di una vettura che in poco tempo ha saputo dare tante lezioni a tanti, per innovazione senza eccessi di sofisticazione. Vettel ha dominato dall’inizio alla fine, con l’inglese Lewis Hamilton (McLaren, motore Mercedes) unico oppositore serio ancorché non mai pericoloso, per di più handicappato da un’uscita di pista. La novità del podio è l’avvento, prima volta, di un russo, Vitaly Petrov, 26 anni, terzo su Sauber, motore Lotus Renault. Si era fatto conoscere l’anno scorso soprattutto per un quasi feroce duello con Alonso proprio negli Emirati, ha avuto la leadership della scuderia, è affiancato da Nick Heidfeld, tedesco, 34anni, confermato dopo l’incidente che ha fisicamente semidistrutto il polacco Robert Kubica. 

Petrov ha tolto il podio ad Alonso (Felipe Massa, l’altro della Ferrari, non è mai stato davvero in gara: e chissà adesso come saranno dosate le gerarchie interne) che può dare la colpa al suo errore in partenza, quando ha perso posizioni, oppure ai calcoli non perfetti dei suoi tecnici, visto che ha effettuato tre fermate, per via delle comuni a tutti gomme Pirelli di mescola morbida, contro le due di Vettel e di Hamilton e soprattutto contro il solo unico stop (e dire che ne erano previsti anche quattro, ma il clima è stato meno caldo del temuto) di Perez, la grande sorpresa tattica del giorno e forse anche l’indicazione di una nuova via da seguire: una guida al risparmio – di pneumatici e di benzina - nella guida, e non è un gioco di parole. 

Molti giudizi sono sospesi, dunque, alla Ferrari, dove non si può sapere bene se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, cioè se il quarto posto di Alonso sia da considerare un successo, alla luce specialmente dei test e delle prove e insomma di un certo generale ritardo di messa a punto, o se contenga e imponga motivi di insoddisfazione, alla luce anche del ribadito dominio Red Bull, oltre che degli errori propri. Il 10 aprile in Malesia una risposta, o un pezzo di risposta, o quantomeno l’acquisizione di nuovi elementi di valutazione, per “rifinire” meccanicamente e mentalmente  una Ferrari che, titolata e “vestita” per i 150 anni dell’unità d’Italia e tatuata con logo di solidarietà al Giappone, è sempre la più amata, non solo a Maranello e vasti dintorni ma anche nell’emisfero australe, è presente con i motori del Cavallino in altre valide vetture della diciamo seconda fascia (Sauber e Toro Rosso), sta in alto nei nostri cuori e comunque può stare su con la testa, non solo per via del muso all’insù che connota il modello 2011, ma anche del primo e non ammosciante ordine d’arrivo della stagione.

Gian Paolo Ormezzano
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