Italia, lezione di calcio alla Germania

Con un gioco di gran classe e una partita straordinaria gli Azzurri di Prandelli vanno in finale con la Spagna. La partita "infinita" contro i tedeschi premia ancora il nostro calcio.

28/06/2012
Mario Balotelli, due grandi gol contro la Germania che portano l'Italia alla finale contro la Spagna (Ansa).
Mario Balotelli, due grandi gol contro la Germania che portano l'Italia alla finale contro la Spagna (Ansa).

Il rischio è che adesso si istituzionalizzi nel calcio azzurro l’emergenza come strumento magico e intanto come passaggio obbligato per fare bene. Contemporaneamente nel calcio tedesco si può istituzionalizzare l’Italia come l’avversario che comunque non è mai, dicesi mai, battibile nei confronti ufficiali, ed anzi è più facilmente vittorioso se il pronostico gli va decisamente contro. La seconda istituzionalizzazione è affare di Angela Merkel, che segue molto il calcio del suo Paese. La prima è affare anche di Mario Monti, che ha fatto sapere che farebbe a meno del calcio almeno per un poco. Entrambe le istituzionalizzazioni servono a noi per fare decantare un pochino gli entusiasmi dopo il 2 a 1 dell’Italia sulla Germania nella semifinale del campionato europeo. Un pochino soltanto, sennò mancheremmo di riguardo, peccheremmo di ingiustizia e di rispetto verso gli azzurri di Cesare Prandelli, tecnicamente e agonisticamente bravissimi, sentimentalmente meravigliosi, fisicamente fachiristici. Un pochino visto che c’è ancora la finale, domenica contro la Spagna: abbiamo vinto il titolo europeo una volta sola 44 anni fa, e la doccia scozzese è sempre pronta a scottare e gelare, gelare e scottare.

Andrea Pirlo, regista di tutte le incursioni azzurre (Ansa).
Andrea Pirlo, regista di tutte le incursioni azzurre (Ansa).


Un pochino, niente più. Perché davvero era dal 1982 in Spagna o addirittura dal 1978 in Argentina, per stare alla vetrina del Mundial, che non vedevamo l’Italia giocare così bene, e non così saltuariamente bene, no: in quattro giorni bene contro un’Inghilterra lanciata, benissimo contro una Germania che sin lì aveva rullato tutto e tutti sulla strada sua del torneo continentale. E dunque adesso lasciarsi andare al’entusiasmo è quasi un dovere, oltre che sicuramente un piacere. Perché mai, dicesi mai, abbiamo visto in una partita importante i giocatori italiani non cadere come morti al primo piccolo impatto fisico, non fare almeno un po’ di commedia indegna, mentre stavolta li abbiamo visti addirittura rinunciare allo sconcio spettacolo delle trattenute in area, aspettando che la palla arrivi lì da un calcio d’angolo o da un calcio di punizione. Tutti diconsi tutti i nostri perfetti, impeccabili, atleti veri, insomma veri sportivi. Anche Balotelli, soprattutto Balotelli che pure, segnando due gol assoluti, poteva arrogarsi il diritto di fare il matto, cioè di essere sfrenatamente sé stesso. Tutti anche quando l’arbitro francese ci ha fischiato contro, a neanche due minuti dalla fine, un rigore da discutere eccome.

Federico Balzaretti e Lukas Podolski (Ansa).
Federico Balzaretti e Lukas Podolski (Ansa).


Se il merito è di Prandelli, il citì di una Nazionale che lui ha voluto in primis etica, e che come tale abbiamo subito applaudito e poi anche difesa (segnalandone comunque alcune debolezze specie al filtro di Scommettopoli), facciamolo senatore a vita e teniamolo presente per qualche compito altino nel Bel Paese. Se si tratta di reazione di gruppo appunto Scommettopoli, che sembrava avere lordato la nostra Nazionale insieme col calcio italiota tutto ed anche con un po’d’Italia, inventiamoci, paradossalmente ma non troppo, per il prossimo grande appuntamento un altro bordello orrendo, da cui si voglia e si debba fuggire ad ogni costo. Se questo è davvero il potenziale del nostro calcio (e non si parli di Germania remissiva, sino al fischio d’inizio anzi al gol salvato da Pirlo sulla linea, il fenomeno tedesco, squadra giovane e forte, era segnalato ed applaudito come il massimo dei massimi applaudibile di questi tempi), ammettiamo che nel nostro campionato tutti tradiscono tutti, ognuno tradisce anche sé stesso, la commedia messa in scena è ignobile intanto che, peggio ancora, è finta, fasulla, falsa, irridente a sentimenti e potenzialità e conoscenze.


Ci sarà da riparlare di tutto (e di tutti, tentando anche una speriamo piacevole graduatoria di meriti), fra l’altro cercando di “spostare” l’Italia sulla Spagna che ci attende, la Spagna detentrice del titolo europeo e mondiale, la Spagna che gode rispetto a noi di un giorno di riposo in più, la Spagna logicamente favorita, come era logicamente favorita la Germania che addirittura aveva avuto due giorni in più per smaltire le tossine. La Spagna creatrice ed esecutrice del nuovo calcio, tanti passaggi, nessun centravanti tipo ariete, da sfondamento bruto, la Spagna dei giocolieri (tanti piccoli Pirlo, se vogliamo), la Spagna della tradizione di grandi portieri (ma tutti insieme fanno un Buffon, che più appare disarticolato di fronte a certi problemi di vita pubblica, più cioè meglio para?). La Spagna che se vince rispetta il pronostico, se perde conferma e masochisticamente omaggia, come la Germania, la sua allergia nei riguardi dell’Italia calcisticamente intesa - mica confondiamo questa Italia che vince con quella che ultimamente perde un po’ dappertutto, e perde tanto -, l’Italia di un ex giocatore medio fattosi citì azzurro niente mago, di alcuni bravi ragazzi che lo hanno capito e seguito, anche se si chiamano Cassano e Balotelli, anche perché si chiamano Cassano e Balotelli, due calciatori “pongo” spupazzabilissimi dalle circostanze, due ragazzi che Prandelli ha fatto argilla dura da combattimento.

Gian Paolo Ormazzano
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