Il calcio al ritmo della Germania

A Wembley la finale di Champions celebra il modello tedesco. Intorno impazza il valzer degli allenatori, mentre l'Italia si consola con le fantasie del calciomercato.

Il calcio tedesco, che bella scoperta!

25/05/2013

La sfida di Wembley, 25 maggio 2013, fra due squadre tedesche per la vittoria finale nella Champions League 2012-13, arbitro l’italiano Rizzoli, è un fatto epocale o un mezzo caso? Se il Bayern di Monaco in semifinale ha stritolato (ma adesso nel calcio si dice “asfaltato”) il favoritissimo Barcellona, il Borussia di Dortmund soltanto in extremis si è qualificato sul Real Madrid, andato vicinissimo a rimontare il 4 a 1 subito all’andata in Germania.

Sino a pochi giorni fa il calcio spagnolo era ritenuto il massimo in Europa, e non solo. E parliamo di calcio giocato soprattutto da spagnoli alla spagnola, non di show di assi prelevati in tutto il mondo. Se il Real Madrid insisteva nello stare sempre su un alto standard di gioco e di rendimento, assumendo per la spettacolarizzazione del tutto Mourinho, il Barcellona, zeppo di iberici anzi catalani, col suo gioco tutto passaggini, tutto possesso di palla, tutto Messi quando finalmente si verticalizzava un poco l’azione, sembrava predicare anzi imporre il nuovo vangelo. E il Bayern si era infatti premurato di assumere per la prossima stagione proprio l’allenatore del Barcellona, Guardiola, così che ora la vera domanda, bypassando l’esito della sfida di Wembley, è questa: cosa se ne fa il Bayern, tutto atletismo e palle lunghe, del gioco di Guardiola o, se si vuole, cosa può dare Guardiola al Bayern?
 
Adesso molti scoprono il calcio tedesco, che da oltre mezzo secolo con la sua Nazionale sta nei quartieri altissimi del pallone, e scoprono il Bayern che ha vinto 4 volte la Champions League, 23 volte il titolo tedesco, 15 volte la Coppa di Germania. E tutti scoprono il Borusisa Dorrtmund (1 volta primo in Champions, 8 volte nel campionato tedesco, 3 volte in coppa nazionale). E magari i meglio informati pronosticano il Bayern, più solido e intanto più talentuoso, il Bayern che ha stravinto lo scudetto con 91 punti contro 66 del Borussia Dortmund, anche se nei due confronti diretti di campionato ci sono stati due pareggi per 1 a 1, anche se nella Coppa di Germania (a proposito: finale 2013 il 1° giugno, Stoccarda-Bayern, per il club di Monaco possibilità di triplete – campionato, Champiosn League e Coppa – come l’Inter nel “remoto” 2010) un anno fa il Borussia ha vinto il trofeo sui bavaresi per 5 a 2.
 
Il Borussia (vuol dire Prussia, alla latina) di Dortmund è la Renania o meglio ancora la Vestfalia contro la Baviera, se si vuole il Nord contro il Sud. E’ il giovane (45 anni) Jurgen Klopp contro il vecchio (68) Jupp Heynkes in pensione da fine giugno. E’ in salute finanziaria ritrovata da poco, mentre il Bayern scoppia di opulenza, con un giro di 400 milioni di euro legato a sponsor, marketing, stadio affollato. Il Borussia voleva dire soprattutto Mario Goetze, classe 1992, centrocampista che segna, forse il migliore tedesco in circolazione: con nessun tempismo è stato annunciato il suo passaggio al Bayern dalla prossima stagione. E guarda un po’ Goetze con la caviglia gonfia non gioca la finale di Wembley... E non solo Goeatze imbarazza: anche Lewandowski, il polacco che con quattro gol ha liquidato il Real Madrid, è stato annunciato prossimo attaccante del Bayern, poi c’è stata una mezza ritrattazione, per motivi diciamo di delicatezza sportiva.

Tifando Borussia Dortmund si tifa in qualche modo per il povero contro il ricco, ovviamente stando sempre ai parametri del grasso calcio tedesco che non ha bisogno di denaro arabo o russo: anche se nella bacheca del club ci sono una Champions League, 8 scudetti di cui 2 freschi e consecutivi (2010-11 e 2011-12) e 3 coppe di Germania. Il gioco delle due finaliste è simile, però il Bayern ha un tasso di classe individuale superiore, a cominciare dal portiere Neuer, tedesco come il difensore Lahm capitano della Nazionale, come il centrocampista Shweinsteiger, un fenomeno di rendimento, come gli attaccanti Kroos, Muller e Gomez, mentre francese è Ribery grande sulla fascia e croato è Mandzukic uomo di punta. Goetze e forse anche Lewamdowski mandano in panchina un fuoriclasse come l’olandese Robben e portano a chiedere cosa se ne farà Guardiola di tutta questa gente super, tanto più se arriverà anche dal Brasile Neymar, il Pelè bianco corteggiato anche dal Barcellona.

Nel Borussia Dortmund Marco Reus (seconda punta, classe 1989) è il più forte ora che Goetze ne va. Gli altri sono giocatori relativamente famosi ma assolutamente redditizi. Il gioco è, se possibile, persino più aggressivo e robusto e assatanato e intanto lineare di quello del Bayern. Un gioco che se si vuole ricorda quello dell’Olanda di Cruyff, anni settanta, e per gli archeologhi quello del Grande Torino: un gioco non speciale, non nuovo come il gioco del Barcellona, un gioco che semplicemente contiene ed espande l’essenza del football.

La grande novità per noi italiani è che siamo del tutto disancorati, in chiave di calciomercato, da questi signori, oltre che in chiave di partecipazione dall’evento. Campioni che sono troppo cari, che stanno troppo bene in Germania. Casomai temiamo che il calcio tedesco ci porti via qualche nostro elemento di valore. E con umile fatica riusciamo a ricordarci che in fondo il nostro Toni ha giocato nel Bayern, e col Bayern Trapattoni in panchina ha vinto un titolo tedesco, anche se adesso da quelle parti lo ricordano particolarmente come interprete di uno strepitoso monologo in conferenza stampa, con un tedesco approssimativo ed efficace e però una prestazione “artistica” a cui i rapper germanici si sono ispirati per il loro repertorio.

Gian Paolo Ormezzano
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