Somalia, fra guerra e Costituzione

L'Assemblea dei delegati ha votato il nuovo testo. Un altro passo verso la pace. Ma intanto la violenza degli Shabab prosegue con le bombe, i kamikaze, gli attentati..

«Giornata storica per la Somalia»: pace più vicina

05/08/2012
Uno dei campi sfollati intorno a Mogadiscio, dove migliaia di persone hanno cercato rifugio dalla guerra (Foto: Cesvi).
Uno dei campi sfollati intorno a Mogadiscio, dove migliaia di persone hanno cercato rifugio dalla guerra (Foto: Cesvi).

La Somalia, dal 1° agosto, ha una nuova Costituzione. Un altro passo fondamentale nel processo di transizione è stato così compiuto. Il Paese, sconvolto da più di 20 anni di guerra civile sta rispettando la road map decisa nelle ultime conferenze internazionali tenute per favorire la pacificazione del Paese.

     L'assemblea costituente somala ha completato la procedura di voto approvando il nuovo testo con il 96% dei voti favorevoli. Oltre agli 825 delegati nominati dei leader delle tribù somale e dai gruppi della società civile, all’Assemblea costituente era presente l’attuale Presidente di transizione, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, il Primo Ministro Abdiweli Mohamed Ali e il capo del Parlamento, Sheikh Sharif Hassan Aadan. Al voto hanno assistito anche i rappresentati dell’Onu, della Lega Araba e dell’Unione Africana.

     «Siamo davvero felici che abbiate responsabilmente completato la procedura di voto approvando la Costituzione», ha detto il Premier Abdiweli Mohamed Ali agli 825 membri della Costituente che ha sostenuto la Carta. «È un giorno storico. Da oggi la Somalia ha lasciato il periodo di transizione», ha aggiunto.

     Anche questo passaggio cruciale, però, è stato segnato dal terrorismo e dal sangue: poco prima dell'apertura della sessione due kamikaze si sono fatti saltare in aria davanti alla sede dell’Assemblea. Infatti, mentre il processo di pace va avanti, continua anche il conflitto civile: nei giorni scorsi i miliziani del gruppo ribelle Al Shabab hanno attaccato diverse città e obiettivi sensibili nel martoriato Paese del Corno d’Africa con una serie di attentati, mentre è in corso, nel Sud del Paese, una controffensiva che tenta di recuperare alcune delle aree perdute a causa delle sconfitte subite nei confronti delle forze governative.

     In un duro confronto armato nella regione di Ghedo l’esercito regolare e i soldati kenyani hanno annunciato di aver ucciso 26 ribelli Shabab.

     La nuova Costituzione, che dovrà essere sottoposta a referendum popolare per diventare definitiva, si caratterizza per una forte impronta federale del Paese, che riconosce l’autonomia degli Stati che si sono già proclamati indipendenti, il Puntland e il Somaliland (le regioni Nord orientali del Paese). Inoltre, ha introdotto le quote rose: almeno il 30 per cento dei deputati dovrà essere donna.

     Ora il cammino continua. Il passaggio successivo prevede, appunto, la nomina del nuovo Parlamento, eletto tramite i leader anziani e il Comitato elettorale. I deputati avranno poi il compito di scegliere il proprio Presidente e il Capo dello Stato. L’intero processo dovrà avvenire entro il 20 agosto di quest’anno, giorno nel quale le istituzioni transitorie vedranno scadere il proprio mandato, dopo oltre otto anni.

     La complessa transizione democratica si inserisce in una situazione molto difficile, da un lato per la guerra fra i ribelli Al Shabab e l’esercito regolare, sostenuto dai militari dell’Unione Africana e da un contingente di truppe kenyane; dall’altro per la crisi umanitaria che continua a colpire il Paese africano: i profughi sono più di un milione, di cui 350 mila all’interno dei confini e oltre 650 mila in Etiopia e Kenya.

Luciano Scalettari

Luciano Scalettari e Alberto Picci
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