Somalia, fra guerra e Costituzione

L'Assemblea dei delegati ha votato il nuovo testo. Un altro passo verso la pace. Ma intanto la violenza degli Shabab prosegue con le bombe, i kamikaze, gli attentati..

L'impegno del Cesvi fra le rovine di Mogadiscio

05/08/2012
La clinica mobile di Cesvi in azione preso uno dei tanti campi profughi di Mogadiscio (Foto: Cesvi).
La clinica mobile di Cesvi in azione preso uno dei tanti campi profughi di Mogadiscio (Foto: Cesvi).

«Gli edifici pubblici di Mogadiscio sono in gran parte ancora distrutti e la sicurezza rimane un problema: muoversi senza scorta armata è un rischio perché elementi armati di Al Shabab si aggirano ancora minacciosi in alcune zone della città, dove quasi ogni giorno si sentono le esplosioni dovute a bombe improvvisate o granate. L'obiettivo è ostacolare la già peraltro complicata ricostruzione di cui sta provando a farsi carico l'attuale Governo di transizione. D'altro canto chi si dovrebbe occupare di garantire un livello minimo di stabilità, cioè i soldati del governo somalo, effettuano ronde che hanno un carattere tutt'altro che rassicurante sfociando spesso in soprusi e violenze immotivati».

     Le parole sono di Stefano Piziali, security advisor Cesvi, organizzazione umanitaria indipendente impegnata in Somalia dal 2003, totalmente immersa in quella realtà che anche i vertici delle Nazioni Unite riconoscono essere tra le più, anzi la più instabile al mondo.

     Fazioni, clan, gruppi armati, governi fantoccio: il Paese africano da oltre vent'anni vive una situazione tragica, aggravata lo scorso anno da una carestia di proporzioni devastanti.

     E anche portare aiuti umanitari diventa un'impresa. Là dove è stato possibile, in questi anni, il Cesvi è intervenuto: nelle regioni centro meridionali di Hiraan e Galgadug, per esempio, l'Ong gestisce sei centri di salute primaria e due ambulatori d’emergenza grazie al supporto di Echo, il servizio per gli aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione europea.

     Il Cesvi si è tirato indietro nemmeno dal centro degli scontri, là dove tutto sembra oggi doversi decidere, cioè la capitale Mogadiscio: l'emergenza siccità ha accelerato l'apertura di un centro di salute e due cliniche sanitarie che offrono assistenza sanitaria alle popolazioni sfollate.

     Di che numeri stiamo parlando? Circa 10 mila visite al mese tra ambulatorio e cliniche mobili senza contare che a breve inizierà una capillare campagna di vaccinazioni al fianco dell'Unicef. «Stiamo anche cercando di concentrare i nostri sforzi per proteggere le fasce più deboli, i bambini in particolare», aggiunge Stefano Piziali, «creando all'interno dei campi profughi dei child friendly spaces, aree dedicate ai più piccoli, perché abbiano la libertà di giocare in sicurezza e imparare quanto meno a leggere e scrivere, dato che molti di loro a scuola non hanno avuto la possibilità di andarci per la condizione in cui versa la Somalia».

     L'impegno del Cesvi va oltre e guarda al futuro prossimo: continuando di questo passo e con queste condizioni climatiche, la diffusione di epidemie sarà una minaccia quanto mai reale. In collaborazione con Un Habitat, è stato inaugurato in questi giorni un progetto per la raccolta di rifiuti solidi urbani. L'utilità è duplice: da un lato si offre un posto di lavoro a chi non ce l'ha da tempo, dall'altra si cerca di diminuire le probabilità che prendano piede malattie legate alla scarsa igiene.

     «Dopo il mese di Ramadan – che è appena iniziato – durante il quale Al Shabab ha minacciato azioni terroristiche clamorose, sarà possibile verificare se questa sfida potrà essere vinta», conclude Piziali. «Il piccolo appena arrivato accompagnato da papà al Centro di Salute Cesvi in cerca di aiuto per curare la lebbra, ha davanti una lunga cura per poter guarire, ma tutta Mogadiscio necessiterà di assistenza ancora per molto tempo per uscire da decenni di guerra e miseria».

Alberto Picci

Luciano Scalettari e Alberto Picci
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