10/01/2012
La scure che il presidente Monti ha calato,
con chirurgica precisione, su lavoratori
e pensionati, con altri è stata più leggera.
I sacrifici non sono stati equamente ripartiti.
E non tutti sono stati chiamati a partecipare,
secondo la propria capacità contributiva.
Certo, la ricchezza non va demonizzata.
Ma neanche divinizzata. Quando il Paese
chiede uno sforzo straordinario, per non
precipitare nel burrone, non si può ignorare
che il 10 per cento delle famiglie italiane
possiede il 50 per cento della ricchezza nazionale.
I soldi si vanno a prendere dove ci
sono. Non si toglie il pane di bocca a chi fatica
ad arrivare a fine mese.
Discorso a parte è il capitolo dei politici.
Prodighi nello spremere i cittadini. Avari con
sé stessi nel rinunciare a qualche privilegio.
Se la Manovra costerà uno stipendio alle famiglie
italiane, perché la “casta” si ostina a non
pagare il proprio tributo? Tra bizantinismi e
furbizie, riusciranno a convincerci che 16 mila
euro al mese sono pochi per “fare
politica”. Sarà necessaria una colletta
nazionale, per evitare loro l’onta
della povertà. Eppure, non c’era bisogno
di una commissione per capire
che chi ha alte responsabilità deve
dare, per primo, il buon esempio.
Purtroppo, l’impegno politico è
solo un’opportunità per un lauto stipendio.
Senza più un orizzonte etico.
E anche i politici cattolici paiono
non distinguersi più di tanto.
Un cacciabombardiere F-35 (foto: Ansa).
Ma c’è un settore che, quanto a sacrifici,
è stato graziato dalla scure di
Monti. E non si capisce perché. È
quello militare. Eppure, di cose da
mettere in ordine ce ne sarebbero tante. A cominciare
dai bilanci, di sempre più difficile
lettura. Si sa, comunque, che complessivamente
nel 2012 l’Italia spenderà per la difesa
23 miliardi di euro. Con un esercito dove abbondano,
a dismisura, i comandanti: 467 generali
per un esercito di 190 mila militari.
Un’enormità. Negli Stati Uniti di generali ne
hanno 900, ma per Forze armate di un milione
e mezzo di soldati.
Per risparmiare davvero, in realtà, basterebbe
un piccolo gesto: non acquistare i 131
cacciabombardieri F-35. Che ci costano 15
miliardi di euro. Una montagna di soldi. Col
costo di un solo caccia (150 milioni di euro)
si potrebbero aprire 143 asili nido, impiegando
più di duemila tra educatrici e assistenti.
Non c’è alcun alibi né penalità da pagare perché
non si possa rinunciare all’acquisto. Altre
nazioni l’hanno già fatto.
Ma a che cosa ci servono 131 caccia F-35?
Chi dobbiamo bombardare? Educhiamo i
giovani, piuttosto, alla pace e alla
giustizia. «Le armi uccidono anche
quando non vengono usate», ricordava
il teologo Bonhoeffer. «Il mondo»,
ci ha appena detto Benedetto XVI,
«ha bisogno della pace come e più
del pane». Così come restano un monito
indimenticabile le parole di Paolo
VI: «Quando tanti popoli hanno fame,
ogni estenuante corsa agli armamenti
diviene uno scandalo intollerabile.
Noi abbiamo il dovere di denunciarlo
». Tanti buoni motivi, quindi,
per trasformare i contratti degli
F-35 in più innocui e simpatici aeroplanini
di carta.