Tagliamo le ali ai nostri caccia F-35

Con il costo di un solo aereo F-35 si potrebbero aprire 143 asili nido, impiegando oltre duemila educatrici e assistenti. Nessun alibi perché non si possa rinunciare a questo acquisto.

Monsignor Giudici: «Assurdo produrre armi investendo cifre enormi»

10/01/2012
Un F-35 durante il decollo (foto Ansa).
Un F-35 durante il decollo (foto Ansa).

Finalmente la notizia è arrivata nei titoli di giornale, nel panorama drammatico di questa crisi economica che esige sacrifici  e tagli per il bene del Paese e per il futuro di tutti: anche le spese militari devono essere drasticamente tagliate. In particolare il dito è puntato sull’enorme costo dei 131  cacciabombardieri F35, aerei di attacco che costano quasi 150 milioni di euro ciascuno. Un investimento di oltre 15 miliardi. Pax Christi lo ricorda da anni (in collaborazione con la Rete Italiana per il Disarmo di cui  fa parte) e il convegno appena celebrato a Brescia, in preparazione della Marcia per la pace della Chiesa italiana, ha sottolineato le devastati conseguenze sull’economia e sul futuro delle comunità, del produrre e commerciare macchine di morte di simili proporzioni.

Il cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter prodotto dalla Lockheed Martin, durante la presentazine ufficiale a Fort Worth, in Texas, negli Stati Uniti d 'America, il 7 luglio 2006  (foto Ansa).
Il cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter prodotto dalla Lockheed Martin, durante la presentazine ufficiale a Fort Worth, in Texas, negli Stati Uniti d 'America, il 7 luglio 2006 (foto Ansa).

L’assordante silenzio che copriva questo progetto è stato rotto. Sempre più palese è l’assurdità di produrre armi investendo enormi capitali mentre il grido dei poveri - interi popoli - ci raggiunge sempre più disperato. «Cammineranno le genti, mentre la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli». Nella festa dell’Epifania il profeta Isaia resta colpito da movimento di popoli in cerca della luce e della pace. Così anche la tradizionale Marcia della Pace realizzata a Brescia la notte di fine anno, ci ha messo in cammino con tutti i costruttori di pace.

Ma su quale via scegliamo di camminare? Forse quella di Erode, fatta di violenza e sopruso? O piuttosto quella dei Magi e di chiunque, singoli e popoli, discerne le opere di pace per garantire il futuro di tutti. I Magi, ci racconta il Vangelo, «per un’altra strada fecero ritorno». Anche per noi vale l’invito a intraprendere una strada diversa orientando ogni scelta alla via esigente e necessaria della pace. Per questo esigiamo un ripensamento di queste spese militari con un serio dibattito in Parlamento . I popoli che camminano nella tenebra di questa follia chiedono di cancellare questo progetto e ciò è ancora più necessario in un tempo di crisi che è già molto pesante soprattutto per le famiglie e per i più poveri e che non sembra invece toccare i grandi investimenti per le armi.


Monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi Italia.
Monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi Italia.

Chi incontra Gesù a Betlemme non può più camminare sulle strade di Erode, il violento re della strage degli innocenti. Dai Magi impariamo a  scegliere, anche a rischiare. Quando si incontra il Cristo nel volto di tanti fratelli e sorelle non si può familiarizzare con progetti di violenza. Neppure in chiave di pseudo-sicurezza internazionale. Per questo nostro mondo che «ha bisogno della pace come e più del pane» (Papa Benedetto XVI, 1 gennaio 2012), ci sono richieste le scelte più alte perché «quando tanti popoli hanno fame, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi» (Paolo VI, 1967 Populorum Progressio n.53).

+ Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, presidente di Pax Christi Italia

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