Più di un appello: non lasciamoli soli

Gli anniversari, anche quelli dalle tragedie peggiori come il terremoto in Emilia del 2012, servono a non dimenticare. Qui, le storie di chi non ha bisogno di anniversari

Determinati a riprendere

22/05/2013

È passato un anno e molte cose sono cambiate. Non tutte necessariamente in meglio, sia chiaro, ma il terremoto che ha colpito l'Emilia nel 2012 ha rivelato agli italiani la forza e il coraggio di una terra che, cuore produttivo del nostro Paese, si è rialzato, subito, e ha ripreso a camminare sulle proprie gambe. 

27 morti, 8mila sfollati, la distruzione totale o parziale di interi centri storici e danni al tessuto economico locale per un valore stimato in circa 6 miliardi di euro non raccontano comunque fino in fondo cosa significa vivere una tragedia come il sisma. Dentro questi numeri non ci sono la paura di non farcela, l'angoscia di non avere niente a cui aggrapparsi, il senso di vuoto per aver perso tutto. 

«L’aiuto di Cesvi - racconta Gloria Trevisani, titolare dell'impresa CREA-SI -, oltre all’aspetto materiale, ha avuto un grande impatto emotivo, perché qualcuno ha creduto in noi, nella possibilità di farcela. Così non abbiamo progettato solo di ripartire, ma di crescere e di migliorarci rispetto a come eravamo prima».

Già, il Cesvi. Chi "frequenta" il mondo del volontariato e del non profit conosce l'organizzazione per i suoi progetti nel Sud del Mondo. Ma il dramma dell'Emilia è stato il motore di "un'eccezione" per un intervento in Italia con l'entusiasmo e le competenze già dimostrate altrove.

Il presidente del Cesvi, Giangi Milesi, racconta: «La nostra presenza a Modena nasce dalla generosità di un nostro prestigioso donatore privato, il Gruppo Ermenegildo Zegna, che ci ha voluti operativi in Italia per replicare un modello di intervento nelle catastrofi umanitarie già sperimentato insieme all’estero, a partire dallo Tsunami del 2004. Un modello basato sul protagonismo delle persone aiutate - basti pensare che dietro le imprese coinvolte ci sono oltre 200 fornitori locali - ma anche sulla trasparenza finanziaria, attraverso il controllo e la certificazione esterna di tutte le spese che la società PwC si è offerta di condurre pro bono».

Il primo filone di intervento ha interessato tre imprese operanti in settori strategici per il territorio e le popolazioni della bassa modenese: biomedicale, tessile e ingegneria meccanica. In pratica, a queste realtà il Cesvi ha fornito le risorse per riavviare immediatamente le attività in nuove strutture, contribuendo a garantire la continuità occupazionale e la sicurezza sul lavoro per circa 200 collaboratori

Il resto, e non è poco, lo ha fatto lo spirito della gente dell'Emilia la cui buona volontà non deve trasformarsi in un paravento né per le istituzioni né per tutti coloro che potrebbero compiere piccoli ma comunque significativi gesti concreti per sopperire a bisogni e "solitudini". Delle 25mila aziende coinvolte dal sisma, oltre la metà ha dichiarato di aver subito dei danni ma a maggio 2013 sono state depositate appena 101 richieste di rimborso pubblico. Il problema, ancora una volta, è accentuato dalla burocrazia se è vero che meno di dieci, finora, hanno potuto godere dei fondi per le imprese.

«Sono convinto che se sapremo accompagnare le esigenze degli Emiliani - sottolinea Giangi Milesi - avremo negli anni un ritorno eccezionale, un esempio nazionale per l’innovazione urbanistica, per la gestione sostenibile del territorio in ambito agricolo, per lo sviluppo delle piccole imprese artigianali e per il welfare dei servizi educativi e sociali».  

Oltre la riprese economica c'è dell'altro. Il superamento del trauma, infatti, è l'altra faccia della stessa medaglia: per questo Cesvi ha contribuito a sostenere laboratori mirati destinati a bambini e genitori affinché attraverso il gioco vengano rielaborati lutti e paure. L'organizzazione è stata affidata allo staff della cooperativa Gulliver: attività artistiche come il disegno o la lavorazione di materiali come la creta, il legno, la stoffa unitamente all'interpretazione di storie simboliche sono la strada scelta per iniziare un programma di ridefinizione delle emozioni, restituendo a ciascuna di queste, belle o brutte che siano, la dimensione che meritano all'interno della quotidianità.

 

Alberto Picci
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