La coppia

Dal Rapporto: Quale sarà il futuro di una coppia sempre meno capace di realizzare i propri beni relazionali, che pure desidera?

Coppia e società: servizi, diritto, privatizzazione

20/03/2012

Pochi dati, scarse attenzioni dei servizi per la cura della coppia

Si parla di promuovere le risorse di tutte le famiglie sostenendole nei processi di crescita ma pare che ciò non si riferisca mai alla coppia in quanto tale, come se essa fosse già «perfetta» oppure «immodificabile» e comunque ad un livello adeguato di funzionamento familiare (ma i dati delle separazioni e i divorzi smentiscono ciò in modo inequivocabile).
(…) Nelle programmazioni regionali, anche quando ci si riferisce a progetti specifici sul versante educativo/ preventivo, raramente si indica la coppia come un potenziale destinatario. L’unica menzione è relativa alla consulenza per problemi di coppia; ma solo nella mediazione familiare si parla di intervento esplicitamente «rivolto alle coppie», intendendo però quelle in fase di separazione. Assistiamo ad una sorta di distrazione, di scarsa o nulla considerazione del fatto che molti eventi cruciali nella vita degli uomini e delle donne si vivono in coppia e acquistano un significato comprensibile e affrontabile solo all’interno di una relazione positiva e matura.
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 159)

Manca un’attenzione specifica alla coppia in quanto tale

L’assenza o la scomparsa di queste informazioni, relative al lavoro con le coppie, alle tipologie di domande e alle possibili risposte offerte, è uno di quegli atti mancati che costringe a una serie di considerazioni. La coppia non sembra, alla fine dei conti, interessare particolarmente a nessuno, né a coloro che immaginano le relazioni amorose in maniera totalmente de-regolata e privata, né a coloro che si sono distinti nell’attenzione alla famiglia, ma che di questa essenzialmente sostengono le relazioni genitoriali e di cura, con particolare attenzione ai bambini e agli anziani, e/o soggetti deboli, né a coloro che sono attenti alla condizione della donna, di cui si sottolinea però soprattutto il suo ruolo di madre/lavoratrice.
 (…) Come emerge dai dati, scarsi per la verità, la coppia non appare nelle preoccupazioni dei nostri policy maker, così come nella tradizione e nell’esperienza dei servizi alla persona, anche se spesso è citata come beneficiario. Laddove viene menzionata come potenziale destinatario di interventi, lo è principalmente come coppia genitoriale e l’attenzione è dedicata alla cura della relazione genitori-figli piuttosto che a quella tra gli adulti della coppia.
(D. Bramanti, M. Mombelli, pp. 158, 178)

La regolazione giuridica della coppia: un tema complesso

Il tema de “il diritto e la coppia” può così essere affrontato da due diverse prospettive. C’è la prospettiva del diritto nella coppia, e quindi dell’analisi di quelle situazioni ordinamentali in cui la relazione di coppia è regolata dal diritto. Regolata o addirittura costituita: basti pensare a quel rapporto di coppia giuridicamente rilevante per antonomasia che è il matrimonio, la cui costituzione, validità, svolgimento, eventuale scioglimento sono regolati talora in modo assai minuzioso dal diritto.  (…) Ma l’angolatura sotto cui osservare e studiare la relazione fra coppia e diritto può essere anche quella del diritto della coppia, ossia di quelle situazioni in cui il diritto considera la coppia in quanto tale, come centro di imputazione di effetti giuridici o addirittura in quanto creatrice di fattispecie giuridicamente rilevanti, a prescindere nell’un caso come nell’altro, dai singoli componenti la coppia.  (…) Pensiamo che sia maggiormente coerente con la tematica del Rapporto analizzare il rapporto fra coppia e diritto secondo quest’ultima prospettiva del rilievo giuridico della coppia, soggetto giuridico e sociale, e quindi dei “diritti delle relazioni” che, una volta maggiormente latenti, emergono ora con nettezza accanto a quelli dell’individuo.
(…) il diritto positivo attribuisce dunque specifica rilevanza alla coppia, entificandola; tuttavia, come abbiamo potuto evidenziare, tale rilevanza non è funzionale alla coppia stessa, ma ad altre situazioni soggettive dipendenti dalla coppia, specificamente quelle dei minori. Quindi se il diritto prende in considerazione la relazione di coppia, non lo fa dettando disposizioni che creino una situazione giuridica di vantaggio o di svantaggio per la coppia in quanto tale, ma per i soggetti che, in qualche modo, dipendono dalla coppia. In definitiva, i poteri e doveri attribuiti alla coppia sono funzionali alla tutela di un interesse proprio di un soggetto diverso dalla coppia stessa.
(A. Bettetini, p. 218-219, 229-230)

Quando la coppia chiede aiuto

In quarant’anni di esperienza clinica abbiamo incontrato alternativamente due tipi di richieste di intervento terapeutico con la coppia: un tipo diretto, che vede due partner consapevolmente chiedere aiuto per la propria relazione, e un altro tipo di richiesta, che potremmo definire «indiretto»,per il quale abbiamo coniato il termine di terapia di coppia camuffata. Si tratta di quelle situazioni in cui un bambino o un adolescente, attraverso una sua problematica psicologica, psicosomatica o comportamentale, porta i genitori in terapia, così da permettere a questi ultimi di affrontare i propri problemi di coppia. Il disturbo del bambino, insomma, spesso fornisce il lasciapassare per affrontare i problemi degli adulti e, così facendo, aiuta la famiglia in un momento di crisi. La richiesta specifica di psicoterapia di coppia è un fenomeno relativamente recente nel panorama italiano. È soltanto nelle ultime decadi che abbiamo constatato una crescente domanda di terapia per problemi coniugali.
(M. Andolfi, A. Mascellani, p. 189-190)

Vedere la coppia per attraversare positivamente le crisi

Laddove non si tiene conto della specificità di questo terzo che è la relazione di coppia, anche all’interno di servizi orientati per mandato istituzionale alla coppia, si agisce in realtà rivolgendosi, per la maggior parte dei casi, di nuovo ai singoli, con prestazioni rivolte alla donna (di solito) o all’uomo (più raramente). Non c’è dubbio però che nella vita della coppia le sfide che circostanze socioeconomiche o biologiche sfavorevoli pongono, le difficoltà legate ai compiti educativi nei confronti dei figli, il procedere degli anni, con gli inevitabili problemi di salute e di assistenza, introducano elementi di crisi che, per essere ben gestite, rendono necessario introdurre cambiamenti nella relazione. La crisi può diventare un’occasione di maturazione psichica che permette anche un accesso progressivo ad una consapevolezza migliore dei desideri dell’uno e dell’altro e dei limiti di ciascuno, con l’esito di una nuova organizzazione stabile degli affetti. Perché sia possibile realizzare, anche attraverso riaggiustamenti successivi, un rinnovamento del legame amoroso iniziale, occorre che la coppia, nel percorso della sua storia, possa incontrare occasioni di aiuto che le consentano di «rilanciare il legame».
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 150)

La difficoltà del chiedere aiuto per la propria relazione di coppia

È molto raro che le coppie (…) chiamino in concomitanza dell’inizio della loro crisi. Da sempre, la tradizione, l’educazione nei suoi aspetti più formali, una certa forma di religiosità e di riserbo relazionale tendono a far sottovalutare i problemi interni a una coppia o a scoraggiarne una presa di coscienza che porti a una richiesta d’aiuto. Tra i panni sporchi che vanno lavati in casa, per usare un vecchio proverbio popolare, quelli di coppia sono i più scabrosi: gli stereotipi relativi alle problematiche sessuali e ad eventuali tradimenti coniugali sono deleteri anche quando la problematica non riguarda né gli uni, né gli altri. Per giunta, su ogni coppia e sulla sua presunta armonia pesa fortemente la paura dei partner di venir giudicati dalle rispettive famiglie, come se si dovesse soffrire, oltre che per le proprie difficoltà personali e di rapporto, anche per la sofferenza che si va a produrre nelle famiglie d’origine. Tutto ciò, a nostro avviso, scoraggia una richiesta semplice ed esplicita di terapia di coppia nei momenti importanti di crisi coniugale; spesso, se si sta male nel rapporto, si sceglie la strada più semplice della terapia individuale, o si aspetta che la tensione di coppia faccia esplodere qualche sintomo a livello dei figli. Tutti noi sappiamo che chiedere aiuto per le difficoltà di un bambino o di un figlio adolescente è più facilmente accettato, sia in seno alla famiglia, sia nel tessuto sociale.
(M. Andolfi, A. Mascellani, p. 191-192)

Ognuno vede le cose dal proprio punto di vista, nella coppia!

Anche sulla data d’inizio delle difficoltà incontriamo spesso risposte differenti tra i partner, lasciando capire quanto sia a volte incomprensibile il proprio percorso nella convivenza: alla nostra richiesta di indicare la data di inizio della crisi solo nel 42% dei casi abbiamo riscontrato una concordanza tra i partner. Nel 33% dei casi le risposte erano totalmente divergenti (ad esempio lui indicava 3 mesi, mentre lei riferiva che erano 8 anni!), mentre nel restante 25% dei casi le risposte si dimostravano ancora una volta confuse o poco chiare.
Tra le varie indicazioni date dai rispettivi partner della coppia sulla data di inizio della loro crisi due risposte ci paiono particolarmente interessanti: la prima è «dall’inizio della relazione», che ci viene data nel 30% dei casi, mentre la seconda è «dalla nascita dei figli», anche questa fornita in un altro 30% dei casi. Il 60% delle crisi sembra collocarsi proprio durante l’edificazione dell’impalcatura familiare! In particolare, la risposta «dalla nascita dei figli» è quella che vede la maggior percentuale di concordanza tra i partner (53,8%), a conferma di come la destabilizzazione fisiologica del nucleo familiare che si verifica con la nascita di un figlio in funzione di una riorganizzazione adeguata sia stata riconosciuta da entrambi i partner come una minaccia al legame.
(M. Andolfi, A. Mascellani, p. 197-198)

Forza del legame di coppia e avversità della vita

Il nostro modello di intervento sulle crisi di coppia prevede un tipo di osservazione che va oltre ai pazienti che ci siedono di fronte nella stanza di terapia. Il mondo affettivo è fondamentale, ma anche le relazioni esterne, il mondo del lavoro, quello delle amicizie e quello sociale in genere hanno un profondo valore per la coppia, che delinea la propria identità anche in funzione dei propri confini esterni. Le ferite, i dispiaceri inferti dalla vita, siano essi dovuti a lutti familiari,a malattie gravi, oppure ad eventi esterni particolarmente destabilizzanti dal punto di vista psicologico per ognuno dei partner possono costituire potenziali mine vaganti nella storia della coppia e della sua famiglia. Abbiamo voluto rilevare, per quanto possibile, anche questo tipo di informazione relativamente alle nostre coppie. Abbiamo raccolto i dati relativi ai lutti importanti che si collocano temporalmente all’interno della storia di coppia, sia che riguardino uno, che entrambi i partner. Purtroppo, per ciò che concerne altri eventi psicologicamente destabilizzanti, magari legati alla sfera professionale dei partner oppure ad incidenti di origine diversa, questi dati non vengono raccolti sistematicamente attraverso la scheda di ingresso, ma ne veniamo a conoscenza durante gli incontri successivi. Si tratta dunque di un dato imperfetto, al suo minimo, che tuttavia manifesta già una sua importanza.
Sono molte, la maggior parte, le coppie che hanno subito perdite o ferite psicologiche importanti: il 58%. Ma ancora un dato risulta particolarmente interessante: se andiamo ad osservare le coppie senza figli, questa percentuale sale di molto, raggiungendo l’83,3% dei casi.
(M. Andolfi, A. Mascellani, p. 194-195)

Anche alcuni fattori sociali minacciano la relazione di coppia

Al di là delle componenti intrafamiliari della crisi, riteniamo che la particolare vulnerabilità della coppia moderna sia anche dovuta a determinati influssi provenienti dalle trasformazioni sociali dell’ultimo trentennio. Ciò che emerge abbastanza chiaramente dalla nostra esperienza clinica è che il sottosistema della coppia, che rappresenta nella società attuale l’elemento cruciale per il buon funzionamento della famiglia, nello stesso tempo ne è l’elemento di maggior fragilità sul piano della tenuta.
(M. Andolfi, A. Mascellani, p. 199)

Sostenere la coppia nelle relazioni primarie

A questo proposito è importante ricordare il significativo spazio che possono avere le reti primarie, parentali e amicali nel sostenere e accompagnare la crescita e la maturazione dell’esperienza di coppia. Si fa riferimento, in particolare, all’importanza delle reti associative presenti nei diversi contesti di vita: le uniche, in molti casi, a offrire sostegno e occasioni di confronto nella costruzione dell’identità adulta (Nota: Esperienze indicative a questo riguardo sono le associazioni familiari all’interno delle quali vengono tematizzati temi rilevanti per la vita delle coppie e delle famiglie). Quando la rete informale e associativa non è sufficiente, è però indispensabile attivare forme di aiuto competenti, in grado di individuare ed incrementare le risorse delle coppie e sostenerle nelle transizioni più difficili, per affrontare le inevitabili crisi che si potrebbero produrre, a volte con esiti veramente distruttivi per i soggetti.
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 150-151)

La coppia deve funzionare da sé? Come sostenerla?

Ma ci troviamo di fronte, oggi, ad una sorta di ambivalenza rispetto alle capacità di riflessività della coppia stessa su di sé e sulla propria buona salute: se da un lato sembra crescere in essa la capacità di autodiagnosticare una propria situazione di difficoltà e di impasse attraverso la richiesta di sostegno, di consulenza psicologica o di psicoterapia, dall’altro, nella maggioranza dei casi, le coppie immaginano il loro legame come qualcosa di quasi automatico, che non ha bisogno di crescere e di trasformarsi, dunque che non ha bisogno di essere curato particolarmente perché mantenga le sue caratteristiche di fecondità e ricchezza per ciascun componente della coppia e per la famiglia nel suo insieme.
(…) Anche i dati che provengono dalle giovani coppie intervistate a Milano nel 2006 evidenziano che la qualità della relazione è pensata come presupposta o connaturata al diventare coppia, piuttosto che come una conquista e un traguardo. Si potrebbe formulare l’ipotesi che le politiche di sostegno e, di conseguenza, i servizi colludano con questo pensiero comune (la coppia come data) e si rivolgano, innanzi tutto, alla diade genitoriale (adozione, affido, mediazione familiare), quasi considerando il livello della relazione di coppia meno trattabile, meno sostenibile, in sostanza meno modificabile e forse difficilmente migliorabile.
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 151)

I corsi di preparazione al matrimonio in Chiesa: un raro esempio di preparazione alla vita di coppia

Fino ad oggi una proposta sistematica e vincolante di preparazione al matrimonio è presente solo all’interno delle Diocesi, che vantano una tradizione consolidata nella formazione delle coppie che chiedono il matrimonio religioso. In una recente indagine sono stati analizzati 512 percorsi di preparazione al matrimonio realizzati dalle varie diocesi italiane e organizzati prevalentemente dalle singole Parrocchie, nel 64% dei percorsi. Complessivamente, emerge che la Chiesa italiana è impegnata a proporre annualmente quasi 9.600 percorsi che coinvolgono circa 70.000 operatori e 190.000 coppie di fidanzati.
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 164)

Percorsi nascita, per promuovere e sostenere la genitorialità

Per quanto riguarda il sostegno alla genitorialità, si evidenzia, nei servizi consultoriali, la presenza di interventi che vanno sotto il nome di Percorso nascita, oltre all’attività di accompagnamento alle scelte adottive e affidatarie. Si tratta di un’area che dovrebbe avere come utente privilegiato la coppia, impegnata in una fase generativa della vita a due. Purtroppo, però, come abbiamo già anticipato, il riferimento principale che orienta le priorità del consultorio è il Progetto Obiettivo Materno Infantile del 2000 (POMI) che è impostato secondo un’attenzione privilegiata alla salute della donna nelle diverse fasi della vita. Al riguardo l’Istituto superiore di Sanità scrive «L’evento nascita rappresenta una formidabile occasione per i servizi sociosanitari di verificare la propria capacità di favorire l’empowerment delle donne in una fase della loro vita in cui si esprime al massimo livello la loro potenza creativa». Quindi, in questo formidabile momento, la donna è sola e non è la coppia il beneficiario dell’intervento. A partire da questa impostazione, è logico aspettarsi che i corsi di accompagnamento alla nascita, anche se, in qualche caso, proposti alla coppia, siano seguiti quasi esclusivamente da donne, con al massimo la presenza del partner in alcuni momenti specifici.
Per quanto riguarda l’organizzazione dei corsi osserviamo un notevole impegno dei consultori, nelle diverse regioni, a presidiare questo momento. Complessivamente, il Percorso nascita appare come un’occasione non utilizzata in pieno, da parte dei servizi, per intervenire in senso preventivo e di crescita nella vita delle coppie.
(D. Bramanti, M. Mombelli, p. 166-167)

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