Sinodo, dire Dio alle coppie a pezzi

Presentato il Messaggio conclusivo del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione: "mea culpa" per i peccati della Chiesa che pesano sulla credibilità dell'annuncio.

Monsignor Forte: «Il Sinodo? Bellezza e concretezza»

26/10/2012
Monsignor Bruno Forte con papa Benedetto XVI.
Monsignor Bruno Forte con papa Benedetto XVI.

È all’insegna della speranza e della bellezza il messaggio che il Sinodo sulla nuova evangelizzazione consegna alla Chiesa e a tutto il popolo di Dio. Monsignor Bruno Forte, padre sinodale, appena eletto, in rappresentanza dell’Europa, nel nuovo consiglio permanente che avrà anche il compito di preparare la prossima assemblea dei vescovi,  sottolinea soprattutto lo spirito conciliare che ha soffiato forte nelle settimane dei lavori che si sono aperti il 7 ottobre.

«Da un lato i discorsi del Santo Padre ci hanno fortemente richiamato al Vaticano II come a un punto di riferimento e a una sorgente di ispirazione», insiste l’arcivescovo di Chieti-Vasto, «dall’altro l’atteggiamento di fondo di amicizia e simpatia verso la famiglia umana che ispirò il Concilio mi è sembrato l’atteggiamento dominante da parte dei padri e delle scelte e delle indicazioni che il Sinodo ha dato. È  stata un’esperienza di grazia e di grande condivisione circa l’urgenza della nuova evangelizzazione e anche, nello spirito del Concilio, di apertura verso il mondo e la complessità delle sue attese».

- È stato un Sinodo non teorico, dunque?

«Certamente e, proprio per questo un Sinodo radicalmente vivo nel quale i pastori hanno potuto esprimere il meglio di sé partendo dalla realtà dei loro vissuti a servizio del popolo di Dio. Si è avvertita la centralità della famiglia a servizio della nuova evangelizzazione, si è data attenzione peculiare ai giovani come alla nostra comune speranza. A loro si deve riservare  ascolto, rispetto della maturazione dei loro cammini di vita, ma anche proposta umile, coraggiosa e gioiosa della bellezza di Cristo».

La parola bellezza è risuonata più volte nei vostri lavori?

«Si è data molta importanza alla via della bellezza. Si è voluto sottolineare come Cristo sia non soltanto la verità e il bene in persona, ma sia anche il pastore bello. Abbiamo più volte ribadito che seguire Gesù è bello. Questo è importante da dire specialmente ai giovani perché quella che Cristo offre è una proposta di vita e di speranza. Si è sottolineato molto, sia da parte dei padri orientali che occidentali, che la via della bellezza non è una via di élite. Anche i poveri hanno diritto alla bellezza e, anzi, sono stati loro, nella storia, che hanno saputo esprimere straordinarie opere di bellezza per amore di Dio, come si può ben capoire  pensando a tante delle nostre chiese. Dunque è una via che va al cuore di tutti e può essere  proficua per la crescita della fede e dell’amore di tutti».

- C’è stata anche una apertura ai divorziati risposati e un’attenzione particolare ai loro figli?

«Abbiamo parlato molto delle situazioni cosiddette irregolari. Non c’è dubbio che l’essere impediti della partecipazione sacramentale dell’eucarestia per i  genitori di famiglie di divorziati risposati condiziona e condizionerà nel tempo anche i figli. Ecco perché da una parte si è sollecitato il messaggio per cui i divorziati risposati devono sentirsi oggetto dell’amore di Dio, dell’amore e dell’attenzione della Chiesa. E dall’altra anche l’attenzione a trovare vie canoniche che rendano più sollecito e rapido il riconoscimento della nullità matrimoniale. Da qualcuno è stato proposto che l’esigenza di una doppia sentenza conforme per il riconoscimento della nullità del vincolo possa cadere perché molte volte una sola sentenza ben fatta, se non c’è alcun ricorso, può bastare e questo abbrevierebbe di molto i tempi d’attesa di un riconoscimento di nullità che consentirebbe nuove nozze sacramentali».

E quando queste condizioni di nullità non ci sono?

«Quando non ci sono le condizioni per riconoscere la nullità matrimoniale, si è detto che comunque ci debba essere uno spazio di amore della Chiesa per queste persone. Devono essere invitate a sentirsi unite al popolo di Dio e a valorizzare quella che più volte il Santo Padre ha chiamato la comunione spirituale con i sacramenti e con la Chiesa tutta».

Annachiara Valle
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