Lavoro, mai più di domenica

Negozi aperti nelle feste: la polemica continua. Iniziativa della Confesercenti. La posizione della Chiesa. «Rischio salute, famiglia e amici»: parla chi è costretto a lavorare.

«Difendiamo le imprese e la qualità del vivere»

07/11/2012

«Certo che difendiamo le nostre imprese, ma questa non è un’iniziativa solo corporativa. Abbiamo l’esigenza di difendere i nostri territori e la qualità del vivere». Marco Venturi, presidente di Confesercenti parte da qui per spiegare il perché della campagna (http://www.liberaladomenica.it), promossa insieme con Federstrade e con il sostegno della Cei, per la chiusura domenicale dei negozi. «Da quando il decreto Salva-Italia ha liberalizzato gli orari dei negozi», spiega Confesercenti, «non c’è stato alcun incentivo al consumo, anzi. Le piccole e medie imprese stanno soffrendo ancora di più e molte hanno chiuso o rischiano la chiusura».

Secondo i dati diffusi nel corso della conferenza stampa che ha lanciato la campagna Libera la domenica, negli ultimi anni hanno chiuso 100mila imprese e altre 81 mila potrebbero aggiungersi nei prossimi cinque anni. «Con la scomparsa dei piccoli negozi è aumentata l’insicurezza delle città e si sta sgretolando il tessuto sociale”, ha aggiunto il vicedirettore di Confesercenti Mauro Bussoni. Non è dunque solo una questione economica, ma «antropologica», ha spiegato monsignor GianCarlo Bregantini, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro. «Quando Benedetto XVI, al convegno di Verona del 2005 ha ricordato la risposta che Emerito dette al Proconsole romano che gli chiedeva perché avessero trasgredito l’ordine dell’imperatore di non celebrare la domenica “sine dominico non possumus”, sembrava che nessuno prendesse sul serio questo tema. Ci sembrava di fare una battaglia clericale. Oggi è chiaro che non è una battaglia interna alla Chiesa, alla quale teniamo solo noi, ma è una battaglia che si fa per l’uomo».

Citando ancora Benedetto XVI monsignor Bregantini insiste sul fatto che «come ha detto il Papa senza la domenica ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere». Il riposo «e non quello in un giorno qualunque, ma quello della domenica, può rilanciare il cuore, rilanciare la speranza, ri-costruire i propri legami familiari. Non possiamo fare solo affermazioni teoriche e dire che la famiglia è bella se poi è spaccata la domenica e nei giorni di festa».

Per questo è convinto il sostegno della Cei che il 25 novembre invita le diocesi e le parrocchie a mettere a disposizione i sagrati per la raccolta delle firme. «Vogliamo regolamentare, non chiudere», insiste monsignor Bregantini. «E il sagrato è il luogo giusto dove raccogliere le firme perché è tradizionalmente il posto dove si incontrano Chiesa e mondo». Inoltre la scelta della domenica nella quale si celebra Cristo Re è voluta per ricordare che «Cristo è pienezza, è la sintesi tra la dignità umana e quella divina». «Se devo dirlo con uno slogan, conclude il vescovo alzando un cartoncino scritto a pennarello, «potrei dire che "Domenica, forse, aperto", cioè non vogliamo che l’apertura sia obbligatoria, ma si apre quando è necessario. Ricordandoci anche che Paesi come la Svizzera o la Germania non aprono di domenica. Cerchiamo di inseguire la Merkel anche sulle cose positive e non solo per lo spread».

Annachiara Valle
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