Casa-lavoro, un equilibrio instabile

Conciliazione tra le famiglie e il mondo dell'occupazione: da un'indagine Istat emerge l'esigenza di una maggiore elasticità del mercato. Per dare più flessibilità alle lavoratrici.

Per una una maggiore flessibilità del lavoro

30/12/2011

«Potendo affidare a qualcuno il mio caro mi piacerebbe molto poter lavorare». Sono molte le persone che nutrono nel loro intimo di poter spostare il baricentro della loro vita fuori dalle mura di casa. La conciliazione tra il lavoro e i compiti di cura, secondo una recente ricerca dell’Istat, risente ancora delle carenze del nostro sistema sociale. Sono infatti circa 3 milioni e mezzo (il 35,8% del totale delle persone con compiti di cura all’interno delle mura domestiche) le persone che in Italia vorrebbe lavorare. L’attuale mix di accudimento e di lavoro extradomestico sta bene invece al 66% degli uomini e al 61,2% delle donne.

Fra le donne, chi ha un maggior grado di soddisfazione sono le lavoratrici autonome; fra gli uomini anche chi lavora da dipendente sta bene così. Dirigenti, imprenditori e liberi professionisti vorrebbero dedicare più tempo alla famiglia (il 42,9% degli uomini e il 43,7% delle donne); gli operai, invece, più degli altri lavoratori, vorrebbero lavorare di più. Sarà un risultato della crisi e dei redditi sempre meno capienti? Probabile.

La conciliazione tra lavoro e cura domestica conosce dati interessanti, in favore di un’estensione del part-time, almeno finché il figlio è piccolo: il 40% delle donne occupate full time (contro il 57%), infatti, vorrebbe dedicarsi di più al lavoro di cura, rinunciando a una parte del reddito; il 69,2% delle donne che ha un’occupazione part-time, al contrario, sta bene così e non cambierebbe status. Al crescere dell'età del figlio più piccolo, poi, aumentano le madri che vorrebbero cambiare il mix tra vita lavorativa e responsabilità di cura in favore di una sempre maggiore assunzione di responsabilità professionali fuori dalle mura domestiche. Sono, infine, soprattutto i più giovani (fascia 35-44 anni) che vivono nella frustrazione di non poter lavorare come vorrebbero. Analizzando i dati emerge la necessità di rendere maggiormente elastico il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita. Le esigenze di cura in un nucleo familiare, a carico soprattutto della donna, mutano infatti con il passare del tempo, cioè con il crescere dei figli e con la morte degli anziani accuditi tra le mura domestiche o altrove.

Stefano Stimamiglio
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