27/04/2013
Don Simone Bruno, sacerdote paolino.
Ho iniziato un cammino serio dopo aver incontrato un missionario paolino nella mia parrocchia di San Domenico a Rutigliano, in provincia di Bari. Non ho frequentato la Chiesa per anni, non vedevo di buon occhio i preti e le persone che frequentavano la parrocchia. Il mio parroco, che mi ha sempre voluto bene, mi disse un giorno di partecipare ad un incontro con i paolini. Mi diceva sempre: «È gente in gamba, che sa parlare e annunciare il Vangelo in modo nuovo. Insomma, fanno proprio per te». Era il 1993.
Prima di entrare nella Congregazione dei paolini, nel 2003, ho condotto una vita normale. Sono stato a lungo fidanzato, ho studiato e lavorato. Avevo una relazione che ho dovuto interrompere. Non è stato facile. Io volevo molto bene alla mia fidanzata, e lei a me. Eravamo una coppia affiatata. Poi ad un certo punto ho capito che non era quella la mia strada. Come l’ho capito? Non si può spiegare razionalmente perché se potessimo spiegarlo fino in fondo non sarebbe una vocazione. Sono comunque fortunato perché ho avuto queste storie che mi hanno fatto cogliere l’aspetto di un amore diverso rispetto a quello che sto vivendo adesso. Non è facile passare la tua vita senza condividere un progetto con una persona specifica ma in realtà vivere con tante persone che non hai scelto. È una sfida quotidiana ma la forza che mi sorregge per affrontarla supera di molto le mie piccole forze e la mia persona. Quando ho capito che la mia vita era predisposta per uno stile diverso ho chiesto di entrare in Congregazione.
Un momento dell'ordinazione di don Simone Bruno, sacerdote paolino.
Il cammino è durato dieci anni, ho chiarito alcuni dubbi che avevo, mi
sono confrontato con molte altre persone. Non è facile lasciare la tua
vita bella com’era, ero avviato a una bella carriera universitaria, ho
lavorato tanto, ho frequentato un Dottorato in Psicologia della
comunicazione a Bari, ho ricevuto moltissime proposte di lavoro. Eppure,
sono stato catturato da una motivazione più grande e più forte di me
che mi superava. Alla fine ho accettato questa sfida, ho accettato di rispondere a questa chiamata.
Dal 2003 al 2013 ho camminato, tra alti e bassi, tra momenti di grande
entusiasmo e altri di scoraggiamento in cui sarei uscito volentieri.
Eppure, ho capito e ho sempre creduto che quella chiamata in qualche
modo mi superava. Sono stato ordinato sacerdote il 6 aprile scorso.
Perché ho scelto proprio la Società San Paolo? In questa congregazione
ho scoperto un modo molto affascinante e originale di portare l’annuncio
cristiano, l’annuncio del Vangelo. Mi ha affascinato il fatto che ci
fosse poco bigottismo e, diciamo così, “aria da sagrestia”. Ho sempre
visto il nostro apostolato molto incarnato nella vita reale, nella
concretezza dell’esperienza di ogni uomo e donna del nostro tempo.
Dal punto di vista personale mi sono sempre confrontato e allenato con la Parola di Dio. È stata un’ottima palestra. E poi ho sempre cercato e cerco tuttora di mettere in pratica le parole del nostro fondatore, il beato Giacomo Alberione:
«Parlare di tutto a tutti, cristianamente». E un’altra bellissima sua
espressione era: «Fate a tutti la carità della verità». Fate, cioè, in
modo di dare la verità, che per noi cristiani è Gesù Cristo, a tutti
coloro che incontrate. Una missione del genere mi sembra molto
entusiasmante, perché non lascia niente a ciò che è vecchio, richiede
sempre di individuare il linguaggio migliore ed entrare in contatto con
la cultura contemporanea.
don Simone Bruno
Dossier a cura di Alberto Chiara e Antonio Sanfrancesco