09/06/2011
Don Leonardo Zega.
Il limite, la raccolta delle lettere ai “Colloqui col padre” di don Antonio Sciortino, fa parte di una storia cominciata a metà deglianni Sessanta, quando l’allora direttore don Giuseppe Zilli decise di prendere su di sé anche il compito di rispondere alle domande dei lettori. Colloqui col padre diventò presto una rubrica dallo stile inconfondibile, al punto che, quando don Zilli morì, nel marzo del 1980, don Leonardo Zega consentì che quelle lettere e quelle risposte continuassero ad apparire, con la sua sigla, all’inizio delsettimanale.
A 12 anni dalla scomparsa di don Zilli si volle ricordarlocon un libro, La parrocchia di carta, in cui fu raccolto qualche centinaio di suoi Colloqui col padre. Nel volume Paola Gaiotti De Biase parlò di un “duplice fascino” di quegli scritti, che sta «nell’incontro felice fra un’Italia minore e della vita quotidiana e la pacata, e serena pastoralità di un padre, come don Zilli,che esercita il suo ministero nelle forme nuove della comunicazionedi massa, ma con la stessa quotidiana concretezza, bonomia ed efficacia del curato di una volta».
A questo proposito, quando nel 1995 uscì presso Mondadori un analogo libro in cui raccoglieva un certo numero di suoi Colloqui col padre (con questo titolo,seguito da La famiglia italiana si confessa), don Zega osservò: «Il padre è un sacerdote, ma il giornale non è un confessionale. Il padre, nel nostro caso, ascolta, chiarisce, consiglia, discute; ma non giudica, non assolve, non condanna». Per tornare a don Zilli, restò storica la sua risposta breve a una ragazza, Valeria, che non si sentiva di portare a termine una gravidanza per l’estrema povertà in cui viveva: «Lo faccia, questo bambino, e me lo porti qui», frase che provocò un diluvio di offerte di aiuto da parte dei lettori e la lettera di un’altra giovane nelle medesime condizioni: «Valeria ha salvato mio figlio».
Deppe Del Colle