Don Sciortino e l'Italia al limite

Cinque anni di lettere a Famiglia Cristiana, analizzate e commentate dal direttore don Sciortino. Ne esce la protesta di un Paese in cui la misura è colma.

La lettera di Lucia, 19 anni: "Lasciatemi sperare"

09/06/2011

«Vivo in un’Italia che si è persa. O, forse, noi si è mai trovata. E l’Italia dello sconforto. Il Paese di quelli che non hanno speranze e sogni. O non possono più permetterseli. Ormai, sono precari a vita. Come tutto il resto che ci circonda. Chi osa più sognare? Il risveglio sarebbe troppo brusco. Misto alla delusione. Chi vuole provarci, deve scappare. Andare all’estero, in cerca di futuro. Al Governo c’è un uomo di spettacolo. E come tale si comporta. Passa da uno scandalo all’altro. Ma non ci facciamo più caso. Siamo rassegnati. Ha vinto l’assuefazione. Non c’è rispetto per lo Stato. Tanto meno per le istituzioni e le regole di convivenza civile. Per non parlare della morale, che non interessa più a nessuno.

      L’Italia dei problemi reali, dall’assenza del lavoro alle proteste dei giovani, nelle piazze e nelle università, ha ceduto il passo all’Italia dei festini e delle escort . Il Paese, nel frattempo arranca e affonda. Nell’indifferenza generale. Ai lavoratori si chiede di tirare la cinghia. “Lacrime e sangue”, magari sotto ricatto. Altri, invece, si arricchiscono alle nostre spalle. Nonostante la crisi. Mi vergogno dell’Italia in cui vivo e delle persone che la governano. Ma non voglio andare via. Spero che, prima o poi, le cose cambieranno. E io voglio esserci. Voglio far parte di quel cambiamento e costruire un Paese nuovo, che sa di futuro.

     Vivo di questa speranza, nonostante il tanto amaro che ho in bocca. Ho diciannove anni e voglio sperare».

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