Salviamo i monumenti di parole

Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore: perché si legge? E come? E quanto? Per dovere o per scelta? Rispondono Eraldo Affinati e Paola Mastrocola.

Ma leggere è una pena?

24/04/2010
Paola Mastrocola.
Paola Mastrocola.

Premesso che per 56 italiani su cento, leggere dev’essere una condanna a prescindere dall’aver o meno commesso reati, visto che non leggono neppure un libro all’anno.  E' un fatto che un Tribunale dei minori tedesco - ma aveva già fatto qualcosa di simile Agrigento - sta sperimentando la lettura come pena, alla stregua di un lavoro socialmente utile.     

    Funziona così: hai vessato un compagno? Leggi  Il Male di Jan  Guillou, ambientato in un collegio dove i grandi commettono soprusi sui piccoli. Hai molestato una ragazza? Leggi Kurzer Rock di Christina Wahldén, storia di una ragazzina che subito violenza da due compagni di scuola. E così di seguito. Pare che funzioni. Ma un libro può essere una punizione? Fa bene a chi lo legge per castigo o è una punizione soprattutto per il libro che poi verrà vissuto come oggetto di pena anziché come potenziale passione?     

    Eraldo Affinati, scrittore insegnante, nonché penna delle pagine culturali di Famiglia Cristiana, mette un elemento discriminante: «Dipende: se il ragazzo  sceglie di leggere un libro anziché pulire un giardino, perché no? Vedrei male, invece, la lettura imposta senza coinvolgimento da parte del ragazzo. Lo dico come scrittore e come insegnante: i libri importanti della mia vita, quelli che ho amato, li ho letti per scelta non per obbligo. Anche da insegnante preferisco consigliare tenendo conto di interessi e passioni, perché solo così i libri si amano«».     

    Paola Mastrocola, al telefono, reagisce con una sonora risata: «Un libro una pena? Non c’è proprio più limite. Sono perplessa, mi viene da dire che una volta la lettura era un piacere, a me non piacerebbe per niente diventare autrice di una punizione, fosse pure per far riflettere. Preferirei che il libro fosse una libera scelta, sempre: non condivido neanche tanto la continua imposizione della lettura come “dovere”: chi non ha voglia di leggere è liberissimo di fare altro. E poi mi dico, uno che ha letto un libro come pena, poi ne vorrà vedere ancora o odierà i libri per tutta la vita? Per me li odierà».

Dossier a cura di Elisa Chiari
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