Pupi Avati: «Era mio padre»
"Una sconfinata giovinezza", il nuovo film di Pupi Avati, è nelle sale italiane. Ecco la seconda parte dell'intervista al regista, che ricorda con tenerezza il padre perso a 12 anni.
Una sconfinata giovinezza, il nuovo originalissimo film di Pupi Avati, è uscito lo scorso week-end in oltre 300 sale sparse in tutta Italia. Il pubblico affezionato al cinema del regista bolognese mostra di gradire e accorre numeroso. Buon segno per l’industria cinematografica italiana e per un cineasta che sa come pochi far vibrare le corde più intime dell’animo umano. Nella nuova pellicola parla di una malattia che tocca da vicino
tante famiglie, l’Alzheimer, ma ci parla anche della forza dell’amore coniugale che sa sopravvivere mutando continuamente i suoi accenti. Ecco un secondo estratto della lunga intervista che ci ha concesso alla vigilia dell’uscita del suo film: emerge un’ispirazione personale, fortemente biografica, legata a quando (allora dodicenne) perse il padre in un incidente stradale. Perdita che oggi, a 71 anni, sente più forte che mai (intervista e servizio di Maurizio Turrioni).