09/03/2012
Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale (a sinistra) con Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione (copertina e questa foto Ansa).
I dati economici dicono che le cose in Italia e in Europa non vanno
affatto bene: siamo in recessione, e, almeno nel breve periodo, la
crescita non ci sarà. Rigore ed equilibrio, dunque, restano ancora le
parole d’ordine sebbene il premier Monti abbia escluso l’ipotesi di nuove manovre di austerità.
Intanto, mentre in questi giorni al centro del dibattito c’è la
riforma del lavoro, qualcosa si sta muovendo sul fronte dello sviluppo
tecnologico. Finalmente, dopo pesanti ritardi, nel nostro Paese si comincia parlare di Agenda Digitale: un
progetto che punta alla diffusione effettiva di internet in tutto il
territorio nazionale entro le soglie del 2013 e del 2020 segnalate
dall’Unione Europea. L’obiettivo primario è creare infrastrutture per
abbattere il digital divide, cioè ridurre quelle aree del Paese in cui manca ancora l’accesso alla rete.
L’Italia è molto indietro rispetto agli altri partner europei.
In condizioni di divario digitale ci sono 5,6 milioni di nostri
connazionali, mentre 3 mila località, soprattutto in zone rurali e
sub urbane del Sud, soffrono di un pesante deficit strutturale.
Bruxelles – dati alla mano – sostiene che la banda larga comporti
sviluppo e crescita: servizi innovativi per il cittadino nel campo della
pubblica amministrazione, dell’istruzione, della sanità, dei trasporti,
del commercio elettronico. Significa che l’innovazione tecnologica
diventerà il volano per il miglioramento della qualità della vita e
soprattutto per la creazione di imprese da parte dei giovani.
Il Governo, almeno nominalmente, sembra esserne convinto e ha
ribadito la centralità del tema anche nel documento stilato in occasione
dei 100 giorni della sua attività. Ora la speranza è che si passi
ai fatti. Nelle prossime settimane si attendono le prime mosse della
neonata cabina di regia interministeriale guidata dal titolare
dell’Istruzione, Francesco Profumo. L’ex numero uno del Cnr ha
appena annunciato finanziamenti per un miliardo di euro che saranno
finalizzati a progetti per la creazione di comunità intelligenti, cioè
quelle zone ad alta densità tecnologica capaci di abbracciare la
cosiddetta filosofia smart. Si inizia dal Mezzogiorno con bandi per 260 milioni, entro l’estate sarà la volta del Nord.
Sempre alle regioni del Sud punta il anche Piano di Azione varato di recente dal ministero per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca
con l’obiettivo di reimpiegare i Fondi Europei inutilizzati dal nostro
Paese (che in questo campo è penultimo in Europa davanti soltanto alla
Romania). Si tratta di 3,7 miliardi in vista dell’ammodernamento delle scuole -
sia delle strutture sia dei programmi di insegnamento – dell’impiego
giovanile, di interventi sulle linee ferroviarie e sui territori a
rischio idrogeologico. Nella lista c’è anche l’Agenda Digitale.
- Ministro Barca, secondo i dati molti italiani non usano le nuove
tecnologie per scelta, è come se avessero paura. In che modo il Governo
pensa di fronteggiare questo problema?
"Stiamo operando un cambio di passo: dall’immaginare che internet
sia al servizio soltanto dei singoli individui chiusi nella loro stanza,
davanti al loro computer, isolati dal resto della comunità, alla
visione di uno strumento al servizio di centri civici: quindi un momento
al servizio della sanità, delle scuole, degli anziani che hanno
necessità di segnalare problemi di assistenza domiciliare. La paura
deriva dalla sensazione di solitudine e quindi di incapacità di fronte
ad uno strumento nuovo. Invece questa visione di un uso collettivo per
chiedere meglio servizi e per collegare meglio comunità di cittadini con
lo Stato, tende e può ridurre avversione e paura".
- L’obiettivo è anche la nascita di nuove imprese giovanili soprattutto al Sud. A che punto siamo?
"Il nuovo strumento della S.r.l semplificata (previsto dal Decreto semplificazioni, n.d.r)
dovrebbe essere di ausilio. E ora stiamo ragionando se supportarlo
dandogli anche delle opportunità particolari nell’accesso al credito.
Molto è legato alla capacità dei giovani di intravedere l’utilizzo di
internet per proporre servizi che a me non verrebbero in testa per la
mia età. Un altro strumento importante è la messa a disposizione da
parte della pubblica amministrazione di quei bagagli straordinari di
informazione statistica che oggi giacciono all’interno dei nostri
ministeri e delle nostre regioni e che sono accessibili con gran
fatica".
- In che modo?
"Se questi dati divenissero open il processo servirebbe due
volte: ai cittadini, perché consentirebbe, a chi ne ha la capacità, di
monitorare; e ai giovani perché a loro potrebbe venire in mente i
utilizzarli per costruirci un servizio. Penso per esempio se avessimo
una banca dati avanzata sugli interventi nelle scuole o nel territorio".
- Ora bisogna passare ai fatti e portare rapidamente internet
ovunque. Il satellite potrebbe diventare la carta vincente per
raggiungere quelle aree difficili?
"L’utilizzo del satellite si affianca ovviamente a quello della
telefonia mobile, del classico cavo o del senza fili terrestre. Questi
strumenti vanno usati come la tastiera del pianoforte, tutti assieme. Il
satellite può essere l’unica soluzione, in certi casi, quando non vi
sono alternative, ma è molto costoso per l’utenza e poi la banda
satellitare è comunque limitata. Del resto questo è un terreno su cui
l’avanzamento tecnologico è continuo e proprio per questo bisogna che
l’utilizzo delle diverse modalità sia complementare. Il piano
dell’Agenda Digitale prevede proprio questa flessibilità".
Eugenio Bonanata