Protesi al seno, in attesa dei dati

Dopo l'allarme lanciato in Francia, il ministero della Salute dovrebbe dare con precisione il numero delle donne italiane alle quali sono state impiantate le protesi di marca Pip.

Nel nostro Paese le donne interessate sono invitate a contattare il proprio chirurgo

19/01/2012

    Entro la prossima settimana, al ministero della Salute dovrebbe risultare con precisione il numero delle donne italiane alle quali sono state impiantate le protesi al seno di marca Pip, in seguito al censimento disposto con un'ordinanza dal ministro Renato Balduzzi. Spiega Marcella Marletta, direttore generale del settore Farmaci e dispositivi medici al ministero:  "Servirà a stabilire quanti sono stati gli impianti e a che data risalgono, per verificare se ci sono state rotture precoci e fissare le indicazioni cliniche".

 L'allarme per le protesi al seno nocive è scoppiato in tutto il mondo nei giorni precedenti il Natale, quando le autorità sanitarie francesi hanno invitato le circa 30.000 donne che in Francia portavano quelle di marca "Pip" a farsele espiantare per precauzione
. Avevano constatato infatti un numero superiore alla media di rotture degli impianti e di reazioni infiammatorie, alle quali si aggiungeva il timore di possibili rischi cancerogeni del silicone contenuto.

   L'azienda produttrice francese "Poly implants prothesis" (Pip), che nel frattempo ha chiuso i battenti, usava infatti silicone industriale per fabbricare le protesi mammarie, e non quello per il corpo umano richiesto dagli standard internazionali. E aveva dichiarato il falso per ottenere il marchio di certificazione "CE". Nel frattempo, le protesi sono state vendute e impiantate nel mondo dal 2001 a centinaia di migliaia, finchè nella primavera 2010 Paesi come la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia ne hanno vietato per prime il commercio dopo gli accertamenti sul silicone di bassa qualità utilizzato.

    A fine dicembre, dunque, si è scatenato il panico tra le donne che negli anni hanno dovuto (per ricostruire il seno dopo un tumore) o voluto (per ragioni estetiche) farsi impiantare protesi mammarie. E le autorità sanitarie delle varie nazioni hanno reagito in modo diverso ai timori sanitari reali o ipotizzati: se la Francia, appunto, consiglia in via precauzionale a tutti l'espianto delle protesi Pip, la Gran Bretagna per esempio (con almeno 40.000 donne interessate) non ritiene di raccomandare rimozioni generalizzate, non essendoci nessuna evidenza scientifica di un effetto cancerogeno, anche in caso di rottura.

Il ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi.

    La linea del ministro della Salute italiano, Renato Balduzzi, è vicina a quella delle autorità britanniche, e applica il parere del Consiglio Superiore di Sanità del 22 dicembre 2011: "Per le protesi Pip non esistono prove di maggior rischio di cancerogenicità, ma sono state evidenziate maggiori probabilità di rottura e di reazioni infiammatorie. Pertanto, le donne che hanno subito un impianto di protesi mammarie Pip sono invitate a discutere la loro situazione con il proprio chirurgo. I centri dove sono stati eseguiti impianti con protesi Pip sono richiesti di essere parte attiva nel richiamare le pazienti che hanno subito un impianto Pip. Il Servizio sanitario nazionale si farà carico degli interventi medico-chirurgici laddove vi sia indicazione clinica specifica".

    Quindi, l'invito immediato alle donne interessate riguarda la visita dal chirurgo. Un'ordinanza del ministro con effetto da inizio gennaio 2012 ha poi obbligato i centri pubblici e privati a stilare entro 15 giorni un elenco di tutti gli impianti effettuati con protesi Pip e a tramettere i dati alle Asl: attraverso gli uffici regionali competenti questi dati dovranno pervenire al ministero entro i 10 giorni successivi. Manca infatti, in Italia, un registro delle protesi mammarie che, in caso fosse stato operativo, avrebbe permesso di rintracciare numeri e informazioni di base sugli interventi con le protesi "incriminate".

    Il disegno di legge sul registro delle protesi era stato elaborato dal precedente governo e ora, in discussione presso la commissione Igiene e Sanità del Senato, si prevede che possa diventare legge entro la fine di gennaio, anche sull'onda dell'accelerazione impressa al problema proprio dal caso delle protesi Pip. Quanto al rimborso delle spese per interventi sulle pazienti interessate dal problema, da parte del Servizio sanitario nazionale, il ministro Balduzzi precisa: "Ribadisco: la valutazione deve essere fatta caso per caso, su ciascuna paziente. Il Servizio sanitario nazionale si farà carico degli interenti medico-chirurgici laddove vi sia un'indicazione clinica specifica".

Rosanna Biffi
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