Amare i propri nemici e fare loro del bene

La “banale tolleranza” non può prendere il posto di un dialogo attivo e responsabile. Lo scenario fa appello a tutte le religioni e le invita a non rinunciare alla propria identità.

Introduzione

02/11/2012

Sul portone del convento francescano del Monte Sion a Gerusalemme, i differenti toni di grigio della vernice tradiscono una recente mascheratura. Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre scorso vi sono stati tracciati graffiti blasfemi anticristiani. Un «atto spregevole» che ha provocato la ferma condanna dell’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede, dopo che anche il Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa – del quale fanno parte i massimi rappresentati religiosi ebrei, cristiani e musulmani – si era detto scioccato e addolorato. In una dichiarazione pubblica il Consiglio aveva chiesto alle autorità israeliane di «intensificare gli sforzi per catturare e consegnare alla giustizia i colpevoli ». Nel testo, diramato a Gerusalemme il 3 ottobre, l’organismo chiedeva con forza ai credenti che vivono nella regione, di offrirsi la pace a vicenda e di «rispettare la dignità e santità dei Luoghi Santi di ognuna delle tre religioni, evitando qualsiasi atto di dissacrazione o aggressione ai loro danni».

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