01/02/2011
L’art. 53 della nostra Costituzione recita: «Tutti
sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche
in ragione della loro capacità contributiva. Il
sistema tributario è informato a criteri di progressività
». Tuttavia la storia di questi decenni di Italia repubblicana
ha reso questo articolo uno dei più disattesi
della nostra Costituzione, da diversi punti di vista.
In particolare sembra svanire il legame tra cittadinanza
e diritto/dovere fiscale, inteso come modalità
attraverso cui da un lato ciascun cittadino contribuisce
al bene comune (alle “spese pubbliche”) attraverso
le tasse, dall’altro, proprio per l’osservanza
di tale dovere, è titolato a esigere che queste risorse
vengano destinate a scopi di bene comune: servizi,
solidarietà verso i più deboli, infrastrutture sociali
ed economiche, come l’amministrazione della giustizia,
la sicurezza, l’istruzione, la sanità, l’equità sociale.
Proprio l’equità, però, appare scarsamente garantita
dall’attuale sistema: il gigantesco tema dell’evasione
fiscale pone un problema radicale all’equità
del sistema, incapace di «togliere ai ricchi
per dare ai poveri» (la “progressività” dell’art. 53).