Famiglia, risorsa per uscire dalla crisi

Alla tavola rotonda organizzata dalla Conferenza nazionale della famiglia, Francesco Belletti ha chiesto "obiettivi e strumenti per un’effettiva politica a favore dei nuclei familiari".

11/11/2010
Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari.
Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari.

“La famiglia è la risorsa senza la quale non si esce dalla crisi e non si va avanti”. Chiaro il monito di Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, nel corso del suo intervento alla tavola rotonda dal tema “Obiettivi e strumenti a breve e medio termine per un’effettiva politica a favore della famiglia in Italia”. La centralità della famiglia è stata riaffermata con forza da Belletti al termine della tre giorni milanese di discussioni, dibattiti e proposte. Con un richiamo, alla politica, ad agire: “Diamo atto al senatore Giovanardi di aver costruito un grande evento di pensiero, ma questa non è solo la seconda conferenza sulla famiglia in tre anni, è anche la seconda in sessant’anni. Dov’era prima la politica? Non lo sappiamo. Sappiamo invece dov’era la famiglia: in trincea a costruire l’Italia”.

    Da qui l’esigenza di sviluppare progetti a misura familiare. Molte le parole d’ordine: il fattore famiglia, in primo luogo.“Non basta dire meno tasse per lavoratori, occorrono meno tasse per un fisco più equo a misura di famiglia”. Bisogna poi mettere in agenda anche il: “rifinanziamento a breve del fondo per l’autosufficienza, che consente alle Regioni, ai Comuni, agli Enti locali di agire”. E’ importante, poi, redigere i livelli essenziali di prestazioni in tutte le Regioni, garantire parità di accesso a prescindere dalla provenienza geografica”. E infine: valorizzare chi ha il coraggio di investire nel matrimonio: “Il matrimonio è l’entrata nella cittadinanza della famiglia: chiediamo che nelle graduatorie per le case l’essere sposati sia un fattore di premio”.

    Il dibattito è stato arricchito da molti interventi. Insieme a quelle dei segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, le parole del presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua, del presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Federica Guidi, e di Carlo Sangalli, presidente di Rete impresa Italia. I dati che forniscono la visione reale del paese sono arrivati invece da Enrico Giovannini, presidente Istat. “La famiglia sostiene il peso di questo momento di crisi – ha spiegato Giovannini - Ha dimostrato di essere un ammortizzatore sociale, di aver accumulato ricchezza utile ad aiutare e a sostenere i giovani in cerca di lavoro”.

    Tre gli elementi considerati per capire cosa va più e meno bene: la fecondità, l’invecchiamento della popolazione, la condizioni al contorno (lavoro, sicurezza sociale, servizi)”. Nel 2007 erano 1,3 i figli per coppia, con un Mezzogiorno addirittura sotto questo livello. Dato che si scontra con i desideri delle famiglie: se si chiede ai genitori rispondono che vorrebbero avere almeno 2,2 figli. “Un paese, quindi, che fa scontrare i suoi desideri con la realtà”. Inoltre, confrontando i dati di divisione dei compiti all’interno della famiglia, il cambiamento dei ruoli appare minimo: il 71% del lavoro familiare della coppia è a carico della donna, con un’asimmetria che cresce al 75% per le donne occupate del Sud in coppia con figli. “Ma le donne che sostengono il carico invecchieranno a loro volta: il modello non è oramai più sostenibile”.

    Che società vogliamo dunque per il 2020? Intanto quella che abbia il coraggio di investire sui giovani: “Sono 2 milioni i giovani che non sono nel mercato del lavoro, né a scuola né in training, e non fanno un lavoro nero - aggiunge Giovannini. A livello europeo è un numero enorme e ciò mina il capitale umano che ci consente di avere società prospera”. Una soluzione? Cominciare dando loro la possibilità di sbagliare, sovvertendo i punti di vista della nostra società. “In alcune aree degli Stati Uniti, un'impresa nuova che cresce, sbaglia e fallisce è considerata un elemento positivo nel curriculum dei giovani. In Italia in Europa, invece, il fallimento è una parola tutta nera: come speriamo che i ragazzi ci provino se poi ne penalizziamo gli errori?".

Maria Galelli
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