Adozione e affido, scelta d'amore

Favorire l'inserimento di minori abbandonati: è l'obiettivo della "Settimana del diritto alla famiglia", convegno che si conclude domani a Nomadelfia. Le cifre vere delle adozioni.

Una prospettiva che fa bene al minore e fa risparmiare soldi allo Stato

14/05/2011

A dieci anni dall'entrata in vigore della legge 149/2001 su affido e adozione, molte appaiono ancora le perplessità e i dubbi. Dai dati sull'affidamento familiare in Italia che emergono dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge,  presentata alla Camera il 1 settembre dell'anno scorso si rileva che, al 31.12.2007,  le accoglienze di minori in famiglia, al netto degli affidamenti a parenti, sono state circa 8.300 contro i 15.600 bambini e ragazzi ospiti di strutture residenziali. Nonostante un trend di crescita rispetto agli anni precedenti, su un totale complessivo di circa 23.900 minori che vivono all’esterno del nucleo familiare allargato, meno del 35% è accolto presso una famiglia. Molte sono inoltre le differenze all'interno delle diverse aree regionali: in alcune zone del Centro-Sud si arriva a un rapporto tra minori in affido familiare e minori in comunità pari a 1 contro 5. Numeri sostanzialmente confermati dal più recente monitoraggio del Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, aggiornato al marzo 2011, che ribadisce il trend  di crescita complessivo, ma segnala ancora (al 31/12/2008) 11 909 minori presenti nei centri residenziali.

Un paradosso che appare anche economico. I conti in tasca allo Stato vengono fatti nell'ambito dei convegni e degli incontri previsti all'interno della "Settimana della Famiglia", in corso fino a domenica. Cifre alla mano, la permanenza di un minore in una struttura residenziale costerebbe infatti alla pubblica amministrazione tra i 30 e i 40 mila euro l'anno, mentre il rimborso riconosciuto a una famiglia affidataria per coprire le spese sostenute per la cura del minore sarebbe in media pari a 4-5 mila euro annui. Alla luce della ovvia necessità di privilegiare, sempre, la soluzione più utile per il minore e non quella meno costosa, la questione posta appare tuttavia di notevole interesse, anche pratico.

Altro importante tema oggetto di discussione è la necessità di rendere "esigibile" il diritto a crescere in una famiglia, principio di fatto subordinato dalla legge 149/2001 alle risorse finanziarie disponibili, alle quali è assoggettata l'applicazione della normativa. La legge in questione renderebbe perciò legittima la scelta degli enti locali di non reperire, formare e accompagnare famiglie disponibili ad accogliere bambini in difficoltà, qualora ci siano ristrettezze di bilancio: recente la presentazione, al Consiglio regionale della Campania, di una proposta di legge regionale mirante invece proprio a rendere certo ed esigibile il diritto dei minori a crescere in famiglia. Infine, argomento non trattato nell'ambito della relazione sullo stato di attuazione della legge, ma di importanza notevole per sostenere il disagio e le difficoltà dei ragazzi è l'incremento delle pratiche di affidamento part time, possibilità prevista da molti regolamenti regionali: aiutare un bambino o un ragazzo per alcuni pomeriggi a settimana può essere meno "difficile" rispetto all'affido familiare e alla portata di un maggior numero di famiglie. A patto che di ciò si parli e a ciò si venga formati. Mancano le cifre sul fenomeno, ma da una recente indagine campana emerge come questa sia una soluzione troppo poco applicata: in Campania si attua solo nell'8% dei servizi affidi pubblici.

Maria Gallelli

Dossier a cura di Maria Gallelli e Stefano Stimamiglio
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