Dossier-Sport: dall'etica alla formazione

E' universalmente riconosciuto che praticare uno sport fa bene alla formazione umana ed etica dei ragazzi.

Il calcio: una passione senza tempo

10/06/2011

L'Italia è un paese di allenatori e di genitori di futuri assi dello sport, meglio se del calcio.
Numerosi papà e mamme spingono i figli a praticare il gioco del calcio e a partecipare agli allenamenti e, nei fine settimana se i piccoli vengono convocati, alle partite e ai vari tornei. Tutto questo non solo perché ci sono alcuni adulti che serbano il sogno di avere in casa un futuro campione ma perché la maggiorparte dei genitori crede fortemente nel valore educativo dello sport.

E’ quanto emerge dal recente sondaggio MasterCard che ha coinvolto oltre 500 genitori dei bambini in prima età scolare in occasione dell’iniziativa Bimbi in campo con MasterCard.

Dal sondaggio è emerso che il calcio viene vissuto soprattuto come passione che viene trasmessa da padre a figlio o comunque da un parente (rispettivamente per il 54% e il 18% degli intervistati) e può essere un’occasione per vivere dei momenti unici con la propria famiglia accompagnando i propri ragazzi allo stadio per vedere i campioni del cuore dal vivo (per il 36%), e per vivere delle emozioni insolite (per il 27%), oppure per vivere più semplicemente un momento di aggregazione collettiva (per il 19%).  

Ed è proprio l’aggregazione e l’opportunità di imparare a relazionarsi con gli altri, il regalo più prezioso che il calcio può dare: infatti, secondo i genitori intervistati, i bimbi possono ritagliarsi dei momenti unici con i propri coetanei giocando con gli amici al parco (36%), a scuola con i compagni (30%) o nelle squadre amatoriali (29%).  

E’ interessante notare come, alla domanda “che lavoro vorrebbe facesse suo figlio?”, solo il 26% dei genitori vorrebbe che il proprio figlio diventasse un calciatore, a pari merito con quanti hanno risposto “un lavoro simile al mio”. Sembra invece che il lavoro più ambito sia quello di scienziato, scelta come opzione preferenziale da oltre il 39% di intervistati.
      
Per ben il 56% dei genitori che hanno risposto al sondaggio, una partita di calcio resta ancora un momento potenzialmente molto educativo, dove anche un fallo di gioco è da preferire di gran lunga alle scene proposte e ai messaggi inviati da spettacoli di intrattenimento televisivi come ad esempio la competizione sfrenata dei reality o la violenza di alcuni dibattiti di attualità, se non addirittura alcune scene di cronaca dei telegiornali.

Da quanto è emerso, risulta infatti che secondo i genitori, guardando una partita di calcio, i propri figli possano ancora imparare le regole e i principi da applicare anche nella vita di tutti i giorni, come il gioco di squadra e il rispetto delle regole (per il 50% degli intervistati), il rispetto dell’avversario (24%) e il fair play (20%).  

                                                                                                           Orsola Vetri

Alessandra Turchetti e Orsola Vetri (a cura di)
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