Dossier bambini iperattivi

C’è molta confusione sul termine. Come capire se un bambino è semplicemente vivace oppure iperattivo. La polemica sulle cure farmacologiche.

Parla la psicologa Dolores Rollo

15/08/2010

Può capitare che dalla scuola venga segnalato che un bambino sia "iperattivo". C'è tuttavia molta confusione sul termine. Come capire se un bambino è semplicemente vivace oppure iperattivo? Sciogliere questo dubbio sarebbe di grande aiuto a tanti genitori, spesso confusi e disorientati. «Per "iperattività" si intende un esercizio eccessivo e incontrollato dell'attività motoria (gli esperti la chiamano Disturbo da deficit di attenzionee iperattività)», spiega Dolores Rollo, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'Università di Cagliari. «Per questo i bambini si mostrano costantemente disattenti, iperattivi e impulsivi».

E, quindi, sono quasi sempre in azione, si stancano di un impegno dopo pochi minuti e spesso non riescono a pensare prima di agire. «In realtà, di tutti i bambini segnalati dagli insegnanti per un livello di attività e disattenzione eccessivo», precisa l'esperta, «solo una piccola parte presenta questo disturbo». Difatti, «sono diversi i sintomi di cui bisogna verificare la presenza per avere una diagnosi sicura», sottolinea sempre la Rollo. Non va dimenticato, inoltre, che «rispetto al bambino vivace, di solito ben accetto dai compagni, nel piccolo iperattivo le difficoltà di comportamento causano problemi scolastici, conflitti familiari e impedimenti nel costruire buone relazioni. La conseguenza immediata è il rifiuto da parte dei compagni e anche degli adulti».

A tal proposito, numerosi esperti suggeriscono di "placare" questa smisurata turbolenza attraverso una terapia farmacologica. Ma è davvero utile, oppure è solo un tentativo per "sedare" gli eccessi dei piccoli che gli adulti non sono capaci di tenere a bada? In Europa le linee guida cliniche raccomandano l'uso dei farmaci nei casi più gravi, sotto controllo medico. Ma «i farmaci non sono pozioni magiche che annullano il disturbo. Infatti, agiscono sui sintomi, cioè sui problemi del comportamento, ma non sulle cause, e possono avere effetti collaterali», chiarisce la docente. I genitori si imbattono quasi sempre in un sentiero impervio: non è facile individuare la strada ottimale capace di tutelare la salute dei loro figli. «Dovrebbero essere informati in modo chiaro sui rischi dell'iperattività e sui diversi trattamenti psico-educativi che possono sostituire e/o accompagnare l'eventuale terapia farmacologica», suggerisce la psicologa. Inoltre, vanno incoraggiati a capire ciò che accade prima, durante e dopo il comportamento inadeguato:«Solo così possono coinvolgere i figli in azioni positive e collaborative, più che oppositive e punitive».

Anche gli insegnanti, «possono usare diverse strategie per contenere l'iperattività (utilizzarla come premio) e per diminuire la richiesta diattenzione (frazionando i compiti) e possono soprattutto creare un clima difiducia». E quando, nella maggior parte dei casi, si tratta semplicemente di un bambino  vivace? «Bisogna comunque evitare sia la costrizione che lapunizione. La vivacità è sicuramente un punto di forza (non a caso igenitori ne vanno fieri) che andrebbe valorizzata. Il genitore di un bambino vivace potrebbe aiutarlo a considerare le sue altre forme  di comportamento, prendendo come esempio i bambini più calmi. La stessa cosa potrebbero fare le insegnanti, facendo sì che la piccola peste lavori in classe col bambino più tranquillo».
                                                                                               Simone Bruno

a cura di Orsola Vetri
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