Antibiotici, meglio andarci piano

Il Nord Europa è più cauto nell'uso degli antibiotici, al contrario di Italia, Grecia e Spagna. E gli esperti consigliano come, perché e quando usarli con i bambini.

I consigli della pediatra

30/10/2012

- Professoressa Esposito, perche siamo così indietro in Italia rispetto al resto dell’Europa per quanto riguarda la corretta somministrazione degli antibiotici ai bambini?  

«Le motivazioni sono diverse, in prima battuta hanno il loro peso fattori culturali e i cambiamenti avvenuti a livello sociale. Si ricorre all’uso scorretto degli antibiotici da parte dei genitori essenzialmente perché sono spinti dall’ansia e credono di favorire, accelerandolo, il processo di guarigione dei propri figli. Oggigiorno, solitamente entrambi i genitori lavorano, quindi si tranquillizzano pensando di fare il meglio così. Ma l’ansia è generata anche dall’accelerazione dei tempi e dei modi in cui viviamo: la malattia diventa un problema da risolvere con urgenza. Non sono pochi i casi che arrivano al pronto soccorso contribuendo spesso ad alimentare la tendenza della cattiva prescrizione, questo perché al pronto soccorso non conoscono il bambino come il pediatra di famiglia e i tempi d’intervento sono ovviamente veloci. Capita poi che il bambino guarisca lo stesso ma con cure che si potevano evitare e che producono effetti non positivi».  

- Ci sono altri fattori?

«Sicuramente anche l’uso inappropriato quando un antibiotico si rende necessario: spesso si comincia con la scatola avanzata di una precedente somministrazione e nascono degli errori nella modalità e nella durata del suo uso».  

- Quando sono raccomandati, dunque, gli antibiotici?  

«Gli antibiotici funzionano solo ed esclusivamente se il bambino presenta un’infezione di origine batterica, mentre non agiscono sui virus. E’ importante che vengano somministrati al dosaggio corretto e per un numero di giorni adeguato. In caso contrario, l’infezione batterica non verrà eliminata e il bambino non guarirà. Nelle infezioni virali, come l’influenza di cui si parla tanto in questo periodo, gli antibiotici non sono utili e possono soltanto favorire il rischio di comparsa di infezioni causate da batteri resistenti all’antibiotico somministrato. In questi casi è possibile aiutare il bambino a sentirsi meglio utilizzando farmaci che alleviano i sintomi, mentre la malattia fa il suo corso».  

- Come funzionano gli antibiotici?  

«Gli antibiotici possono uccidere i batteri oppure rallentarne la crescita. E’ importante sapere che tutte le volte che li utilizziamo esiste la possibilità che si selezionino dei batteri resistenti all’antibiotico stesso.  E’ molto probabile che nel bambino questi batteri causino successivamente un’altra infezione che sarà più difficile da trattare. Infatti, alcuni batteri che sono la causa di infezione nel bambino sono già diventati resistenti a diversi antibiotici e sono molto difficili da eliminare. L’uso scorretto degli antibiotici porta all’aumento dei batteri multi-resistenti».  

- In cosa consistono, esattamente, i batteri resistenti?  

«I batteri si definiscono resistenti quando non vengono uccisi da diversi antibiotici. L’uso indiscriminato degli antibiotici rappresenta una delle cause principali dell’aumento dei batteri resistenti. I batteri resistenti possono diffondere nella popolazione sia adulta che pediatrica».  

- I batteri resistenti possono essere trattati?  

«Si, ma devono essere utilizzati antibiotici “più forti” per via endovenosa e in ospedale. Per ridurre il rischio di infezione da batteri multiresistenti nel bambino è, quindi, importante usare gli antibiotici solo se è necessario. Occorre, aggiungo, una formazione specifica ai pediatri su questa materia, è molto importante non fare errori».  

- Quali sono gli eventi avversi causati dagli antibiotici?  

«Gli eventi avversi più comuni sono nausea, diarrea, dolore allo stomaco. Alcune persone possono presentare una reazione allergica che può essere lieve, moderata o grave (ad esempio, shock anafilattico). Alcuni antibiotici uccidono i batteri “buoni ” che sono presenti nel nostro organismo, favorendo la crescita di batteri “cattivi” e causando, ad esempio, diarrea, infezione della cute o della bocca. E’ importante segnalare sempre gli eventi avversi al pediatra».  

Alessandra Turchetti
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