Oratori estivi, giocare per credere

In questi giorni gli oltre seimila oratori italiani accolgono un milione e mezzo tra bambini e adolescenti. Conferme e novità di quest’appassionante sfida educativa.

Una giornata tipo, tra Lombardia e Emilia Romagna

28/06/2012
L'oratorio estivo di Pioltello (Milano) frequentato anche da figli di immigrati. Foto e copertina di Silvia Morara.
L'oratorio estivo di Pioltello (Milano) frequentato anche da figli di immigrati. Foto e copertina di Silvia Morara.

«Don, mi sono dimenticata il costume per la piscina»; «oggi il mio amico non è venuto, sono triste». Sono le 8.30 di un lunedì d’estate nella parrocchia di Santa Maria Regina di Pioltello, un comune a 10 chilometri da Milano segnato da una fortissima immigrazione straniera. Don Marco Zanotti, 35 anni, è preso d’assalto da ragazzini di tutte le etnie che sciamano accompagnati dai genitori fin dentro la grande struttura. La fila davanti alla segreteria per le iscrizioni settimanali è lunga. Il sacerdote ha una pazienza infinita e risponde a tutti.

L’imponente macchina dell’organizzazione si mette in moto: 60 animatori, una decina di adulti e il giovane prete cominciano a occuparsi dei 400 bambini che ogni giorno popolano l’oratorio estivo. Grida, schiamazzi, abbracci. I bambini, felici, si ritrovano dopo il fine settimana. La giornata inizia alle 9: preghiera, indicazioni per la giornata e smistamento sui vari campi di gioco. È un caos ordinato, ognuno sa dove andare, anche i ragazzi disabili, perfettamente inseriti e seguiti ciascuno da un paio di animatori.

don Marco Zanotti con gli animatori dell'oratorio estivo di Pioltello (Milano). Foto di Silvia Morara.
don Marco Zanotti con gli animatori dell'oratorio estivo di Pioltello (Milano). Foto di Silvia Morara.

«I ragazzi vanno dalla prima elementare alla terza media e sono suddivisi in 24 gruppi», racconta il sacerdote, un veterano di questa grande partita estiva che è l’oratorio. Partita che si gioca ogni anno per rispondere alla sfida educativa dei ragazzi, per condurli attraverso il gioco e le relazioni a esserei cristiani e i cittadini di domani. «Il nostro è un laboratorio d’integrazione multietnica, studiato persino dall’Università Cattolica», ricorda con giusto orgoglio don Zanotti. «Per i ragazzi, a differenza degli adulti, è normalesuperare le differenze culturali ed etniche: sonolo specchio di quella che sarà la comunitàecclesiale milanese del futuro».

Don Raffaele Guerrini. Bologna. Foto di Silvia Morara.
Don Raffaele Guerrini. Bologna. Foto di Silvia Morara.

Una prova generale della Chiesa “coloured”che verrà, insomma. L’oratorio svolge anche una funzione sociale accogliendo bambini in situazioni familiari particolari e cercando di reinserire come volontari ragazzi passati per il carcere minorile.
Un servizio offerto a costo contenuto: «Per sei settimane le famiglie non arrivano a spendere 100 euro, pasti, gite e piscina compresi», assicura don Zanotti: «La differenza la mettono alcuni benefattori e la parrocchia», dice sorridendo. Ci sono poi le mamme. «Qui i miei figli sono felici, mia mamma e mia suocera avrebbero difficoltà a tenerli ora che la scuola è finita», assicura Stefania, mamma di Christian (13 anni) ed Erica (9). «Giulia non vorrebbe mai tornarea casa, qui impara il rispetto, la disciplina,il gioco», dice Julia, 42 anni, peruviana.

Anche quello degli animatori è un belmondo. A maggio, prima di finire la scuola,si preparano su come proporre uno stile cristiano ai bambini che vengono loro affidati. Poi si immergono a tempo pieno nell’esperienza.«È bello qui, se si divertono i bambini mi diverto anch’io», confida con un bel sorriso Alessandra, 15 anni, originaria del Salvador.«Stare a casa, svegliarmi tardi e guardarela Tv tutto il giorno? No, grazie, molto meglio qui», conferma Marco (17). Luca (18) e Simona(19) sentono la responsabilitàdell’esempio: «Siamo stati qui quand’eravamo bambini e sappiamo quanto quest’esperienza sia importante per crescere».

Ci spostiamo alla Barona, quartiere popolare di Milano. Don Giovanni Salatino coordinatre oratori aperti tutta l’estate. «L’oratorio estivo è la risposta evangelica a una problematicasociale, un segno concreto del prendersicura dei piccoli a fronte del numero crescente di famiglie che non possono andare in vacanza», spiega il sacerdote. «Abbiamo una decina di bimbi musulmani, quando noi preghiamo, loro si appartano con un’animatrice musulmana per pregare insieme». Un laboratorio di pace e di integrazione.

Rispetto a Milano, gli oratori bolognesi sono partiti in epoca più recente. Anche quiesiste un sussidio annuale, adattato poi daisingoli responsabili.
«Abbiamo 160 bambinie 40 animatori e quest’anno abbiamo organizzatoanche due serate formative per i genitorisu come pregare coi bambini e sulledinamiche relazionali in famiglia», confidadon Raffaele Guerrini, vicario parrocchialedei Santi Nicolò e Agata di Zola Predosa. «Ragionandodi ricerca sull’esempio di SherlockHolmes, per i ragazzi delle medie abbiamocercato un modello più interattivo, chiamandola Polizia scientifica per spiegarciidentikit e impronte digitali». Stando allefacce dei bambini, quella dell’oratorio sembraproprio una partita vinta.

Stefano Stimamiglio

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