Famiglie e preti, un'unica missione

Si è svolto a cavallo di fine aprile a Nocera Umbra il Convegno organizzato dall'Ufficio Famiglia della Cei. Come valorizzare le ricchezze presenti nei due ministeri.

Don Paolo Gentili: valorizzare le diverse vocazioni per rinnovare la Chiesa

17/05/2012
Don Paolo Gentili, direttore dell'Ufficio Famiglia della Cei
Don Paolo Gentili, direttore dell'Ufficio Famiglia della Cei

Don Paolo Gentili, presbitero della diocesi di Grosseto è dal 2010 il direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale familiare della Conferenza Episcopale Italiana, che ha organizzato la Settimana di studi di Nocera Umbra, dal 27 aprile all’1 maggio 2012. A don Gentili abbiamo rivolto alcune domande per tentare un bilancio di questa settimana di confronto e condivisione.

- Don Paolo, al termine di questi giorni, dedicati allo studio della relazione tra il ministero del prete e quello degli sposi, ci dica uno slogan per sintetizzare il senso di quanto emerso.
«Credo che abbiamo visto all’opera una Chiesa tutta ministeriale, dove sposi e presbiteri – nella distinzione dei rispettivi compiti – vivono però l’ unità della Chiesa e aiutano a mostrarne un volto nuovo. Direi il volto di un “mondo a colori”, nel senso di tante differenze che diventano ricchezza, tante vocazioni che fioriscono in un unico giardino, tante famiglie e presbiteri che insieme costruiscono la Chiesa».

- A partire da questo Convegno, cosa ci attende come compito, sia per la settimana dell’anno prossimo che anche in una prospettiva più ampia?
«Credo che il compito sia soprattutto sollecitare le Chiese locali, le associazioni, i movimenti, le nuove comunità ad una riflessione più approfondita sulla ministerialità sponsale e sulla ministerialità presbiterale. Una riflessione che deve avvenire nei vari luoghi della vita umana, quindi anche negli affetti, nel mondo della fragilità, nella società, nella distinzione tra i tempi del lavoro i tempi della famiglia, nel vivere la festa come una vera gioia che si apre alla vita comunitaria… Insomma, in tutte le dimensioni ma soprattutto nel passaggio della fede tra le generazioni, in cui i preti e i presbiteri insieme illuminano anche questo anno – l’anno della fede – a cui ci stiamo preparando».

- Proprio per questo “anno della fede”, può essere riproposto quanto ha detto Mons. Enrico Solmi, e cioè che una Chiesa tutta ministeriale è “un volto di Chiesa che molti attendono”?
«Assolutamente sì. Io ho concluso il mio intervento con un’immagine: “una Chiesa ministeriale: un mondo a colori”. Vuole dare l’idea di una vivacità, che nella differenza e nella distinzione crea una grande vitalità. Probabilmente, molti presbiteri non si accorgono di quanto possono ricevere nell’incontro con gli sposi, e probabilmente a molti sposi manca questo confronto…».

Pietro Boffi
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