Zoom sulla coppia italiana

Presentato oggi a Milano il Rapporto Cisf 2011. I dati, secondo il curatore Pierpaolo Donati, parlano della fatica crescente degli italiani a creare una coppia "generativa".

I valori tradizionali sostituiti dalla globalizzazione

21/03/2012
La copertina del Rapporto  Cisf 2011, in libreria da oggi.
La copertina del Rapporto Cisf 2011, in libreria da oggi.

Quale futuro si prospetta allora per la coppia? Pierpaolo Donati, curatore del Rapporto Cisf, è pessimista: «Il Rapporto non collima con i dati pubblicati dal Censis la settimana scorsa», ha commentato. Il Censis parlava di un ritorno alla famiglia e ai valori tradizionali da parte dei nostri connazionali. «La realtà è che continua il processo di individualizzazione, secolarizzazione e indebolimento della coppia e della famiglia italiana, crisi che non dipende tanto dalle persone ma dalle condizioni ambientali che non sostengono le coppie», ha precisato. «Il valore della famiglia è sì al primo posto ma la realtà è che è sempre più difficile costruire una coppia stabile per l’effetto della globalizzazione sulla famiglia italiana: le coppie che abbiamo intervistato stanno assumendo una serie di atteggiamenti e opinioni che passano in grande quantità attraverso i canali della comunicazione globale e alcuni fattori un tempo importanti - come la provenienza da un’area urbana o da un piccolo centro, lo status sociale alto o basso e altri - non le distingue fra loro più di tanto: tutti percepiscono e assumono i valori di questi messaggi».

Collegato a questo fenomeno è, secondo Donati «la dimensione della “irriflessività” dei componenti la coppia, che non sono più abituati a pensare e a pensarsi in maniera critica rispetto agli accadimenti che succedono intorno a loro». Anche per questo non è dato aspettarsi a breve un’inversione di tendenza rispetto alla diminuzione delle coppie “generative” a favore di quelle “postmoderne”. L’elemento più significativo che differenzia le coppie comunque, alla fine, è il numero di figli. «Decisivo perché c’è una separazione netta tra chi ha più di due figli e chi non ne ha nemmeno uno o è monogenitore», chiosa Donati, «decisivo perché ci dice che la coppia esprime le sue potenzialità e matura con i figli, insomma la coppia diventa tale quando ci sono i figli, quando la relazione orizzontale si combina con quella verticale». Altrimenti? «I dati dicono che la coppia tende a regredire, diventa sempre più fragile e tende a spaccarsi».

Donati non ha mancato di toccare anche temi di attualità politica. Il dito è puntato, senza mezzi termini, alle gravi responsabilità della politica. «Le condizioni attuali del welfare non aiutano le coppie in Italia. Vi è una totale assenza del tema della coppia e della famiglia nel dibattito politico», attacca il sociologo. «I nostri politici non si rendono conto che alla base della crisi italiana c’è la crisi demografica, il calo drammatico delle nascite. Ogni azione di welfare - dalle pensioni agli ammortizzatori sociali - pensata al di fuori della conciliazione famiglia-lavoro e quindi della coppia con figli è una miopia gravissima da parte della politica italiana». Il caso francese, dove ogni singolo elemento della vita familiare del lavoratore è presa in considerazione quando si tratta di contrattare i singoli ammortizzatori, è lì a mostrarlo. Perché mai allora i politici non prendono in considerazione le istanze che vengono dalla società civile, richiamate ogni due anni anche dai Rapporti Cisf, che non hanno mai mancato di richiamare l’attenzione sulle questioni più calde legate alla famiglia?. «La classe politica sta corrompendo la società civile», ha detto senza usare mezzi termini Donati, «non solo per i tanti casi di corruzione che sentiamo ma perché non intendono più pensare e rappresentare la società civile ma solo gli interessi dei gruppi di potere di cui sono parte». Allora occorre una mobilitazione: «Bisogna metterli con le spalle al muro, se i politici non conoscono i problemi del Paese devono essere penalizzati, non più eletti, non più coinvolti nei dibattiti e convegni, dove più spesso li si chiama  a parlare non per la loro presunta competenza ma per dare lustro all'evento, per crearsi dei padrini». Il problema, dunque, è quello di una società civile ancora a rimorchio della politica.

Stefano Stimamiglio
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