Touring, viaggio nell'Italia arancione

Piccoli centri certificati dalle bandiere "arancioni", ricchi di arte, natura, enogastronomia. «Il riscatto del turismo passa anche da loro», dice Franco Iseppi, presidente del Touring.

Le bandiere arancioni del Touring Club Italiano

21/06/2012
Camerino (Macerata), la Bandiera arancione cui sarà dedicato il primo reportage, la prossima settimana. (foto Marka)
Camerino (Macerata), la Bandiera arancione cui sarà dedicato il primo reportage, la prossima settimana. (foto Marka)

Bell'Italia? Forse sarebbe meglio dire "belle Italie". Perché le mete del turismo nostrano, sia da parte degli stranieri che dei nostri connazionali, sono sempre più mirate e differenziate, e perché l'attrattiva del nostro Paese è sempre più la sua pluralità. Si sa: l'appeal s'è un po' appannato in questi ultimi tempi e la competitività della nostra offerta turistica è stata messa in difficoltà dalla concorrenza estera. Nel 2011, però, dopo anni deludenti, gli stranieri che hanno scelto l'Italia per le loro vacanze sono aumentati del 5,3 per cento.

A dispetto della crisi, c'è un settore turistico che, insieme con quello delle grandi città d'arte, ha incrementato in controtendenza presenze e interesse. È quello dei piccoli centri, dei borghi, scrigni di opere d'arte, custodi di ameni paesaggi e di preziose memorie storiche, di tradizioni civili, culturali ma anche enogastronomiche esclusive, perché sviluppatesi soltanto in quei luoghi.

È il caso delle Bandiere arancioni, il marchio di qualità che il Touring club italiano ha attribuito in dieci anni a quasi duecento piccoli Comuni italiani dell'entroterra con queste caratteristiche. I numeri dicono che lo sforzo per riqualificare l'accoglienza e il mettersi in rete pagano: dall'anno d'assegnazione del marchio, in media, gli arrivi nei Comuni certificati sono aumentati del 43 per cento e le presenze del 35 per cento; e l'80 per cento dei Comuni ha registrato un incremento dell'offerta ricettiva. In particolare, il settore extra-alberghiero, dagli agriturismi ai bed&breakfast, è cresciuto del 134 per cento.

Franco Iseppi, presidente del Touring club italiano. (foto Tips)
Franco Iseppi, presidente del Touring club italiano. (foto Tips)

Insomma, è la rivincita dell'Italia cosiddetta "minore" che trova ragione nelle nuove abitudini dei viaggiatori d'oggi e che contraddice un po' l'idea del turismo che si pensava essere sempre e solo "di massa": la scelta della meta è invece più mirata, a seconda di gusti e interessi specifici. «L'Italia ha sempre avuto la sua forza nelle diversità. Il nostro Paese ha un'identità plurale. E la via italiana al turismo non può che sfruttare questa sua ricchezza, unica al mondo. Basta rendersene conto. Il turismo del futuro in Italia, lo andiamo dicendo da tempo, dovrà essere: personale, verde, tecnologico, gestito da piccole e medie imprese, non omologabile e che esalta le differenze». Paladino di questa straordinaria "biodiversità" turistica tutta nostrana è il "viaggiatore" Franco Iseppi, presidente del Touring dal luglio del 2010. «Sta avvenendo nel turismo quello che è accaduto alla televisione: dal sistema generalista si è passati ai canali tematici. Non s'è abbandonato il primo, ma molti approfittano del secondo. Così il turismo oggi è plurale: c'è quello religioso, ambientalista, solidale, salutista, e chi più ne ha meglio si posiziona», afferma.

Malcesine, con la Rocca Scaligera, sulla sponda orientale del Lago di Garda, in provincia di Verona. (foto Tips)
Malcesine, con la Rocca Scaligera, sulla sponda orientale del Lago di Garda, in provincia di Verona. (foto Tips)

– Ma esiste questa consapevolezza negli operatori turistici di casa nostra?

«Purtroppo questa è una delle criticità del nostro sistema turistico: l'incapacità di creare un modello d'accoglienza che non significhi più solo ricettività, ma nuovi servizi, e che metta in relazione la comunità ospitante con quella dei viaggiatori».

– Tra le altre maggiori criticità quali andrebbero rapidamente superate?

«Ce ne sono di croniche: anzitutto quella che riguarda la governance del sistema turistico italiano basata sulla somma delle politiche turistiche regionali. Be', ciò non facilita certo una politica unitaria e una promozione efficace del nostro Paese all'estero».

– E del fatto che l'Italia non abbia ancora un portale turistico degno di questo nome?

«Dire che la vicenda sia scandalosa è dir poco. E non è affatto un tema da liquidare con una battuta, perché, ormai, tutti sanno che un terzo dei viaggiatori decide la meta consultando la Rete. È una delle opere a cui dovrà necessariamente metter mano il ministro del Turismo Gnudi».

Morano Calabro (Cosenza). (foto Marka)
Morano Calabro (Cosenza). (foto Marka)

– Perché i turisti tedeschi, storicamente al primo posto come visitatori stranieri dell'Italia, sono in calo?

«Per più fattori: incide la difficoltà a raggiungere il Sud Italia, ma ciò vale anche per il turismo interno. Ci sono poi ragioni d'immagine negativa, a volte stereotipi altre volte realmente motivate. E ciò accade, in ultimo, perché i tedeschi richiedono soluzioni di tipo familiare che non sappiamo soddisfare. In Italia non abbiamo mai pensato a un'idea d'offerta turistica dedicata alle famiglie. Eppure, è una domanda in grande ascesa».

– Cosa dimostra ancora l'esperienza delle Bandiere arancioni?

«Dimostra anzitutto che l'idea d'identità plurale del nostro Paese e delle sue attrattive funziona. E non solo a livello turistico, ma anche sociale, civile e ambientale. Pochi esempi: nei Comuni certificati (che hanno popolazione media di 4.400 abitanti, ndr) dal 1991 si registra un incremento della popolazione residente maggiore della media italiana; pure la propensione al volontariato è lievemente superiore alla media nazionale; e, infine, sul fronte del risparmio energetico, la potenza installata di solare fotovoltaico è di molto superiore alla media».

Alberto Laggia
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