Primo Levi e quegli spari in montagna

24/04/2013
Sergio Luzzatto (Ansa).
Sergio Luzzatto (Ansa).

E’ il 9 dicembre 1943, e a Col de Joux, sopra Sain Vincent, i piani sono innevati. La pattuglia esce piano dal riparo. Due giovani avanti, gli altri dietro. A un tratto il silenzio è rotto da una scarica di mitra. I due cadono colpiti alle spalle, il sangue si mescola al ghiaccio. Si chiamano Fulvio Oppezzo e Luciano Zabaldano, hanno 18 anni o quasi. Ad ucciderli, i compagni della brigata partigiana. Il reato: avere rubato ai contadini.
E’ una storia di resistenza quella che dà il titolo a Partigia (Mondadori), il nuovo libro dello storico Sergio Luzzatto. E alla vigilia del 25 aprile, dei discorsi ufficiali e dei cortei, delle distinzioni tra storici e addetti ai lavori, riapre le vene aperte del dibattito sulla Resistenza e sulla Liberazione. Perché in quella pattuglia sul Col de Joux militava Primo Levi, l’uomo che più di ogni altro ha fatto e scritto per ricordare a ciascuo di noi l’Olocausto e la barbarie della II Guerra mondiale.

Sul “partigia” Levi e sul suo ruolo in quella fredda mattina, Luzzatto ha scritto un volume puntuto e documentatissimo, 300 pagine fitte di testimonianze inedite e ricerche d’archivio, seguendo il filo di un’ossessione. “ Faccio lo storico da 30 anni – spiega nell’introduzione – ma nessuna ricerca mi ha mai interpellato, appassionato, travagliato come in questo caso”.

A dire il vero ha travagliato anche altri. Impossibile pensare che la presenza di Levi, un mito dentro il mito resistenziale, non sollecitasse risposte, reazioni. Quella di Gad Lerner, a Levi legato da affinità molteplici, non si è fatta attendere. Su Repubblica Lerner ha imputato a Luzzatto la tentazione di applicare a Levi “la teoria della zona grigia” da lui magistralmente teorizzata in Sommersi e salvati. Cosa aggiunge, si chiede Lerner, questo episodio alla figura di Levi? Cosa alla conoscenza della Resistenza? La risposta è ancora in Partigia: “Sarebbe rassicurante – scrive a un certo punto Luzzatto - pensare che in una guerra (tanto più in una guerra civile) il nemico sia sempre e comunque quello fuori di noi. E che, una volta vinto il nemico, risolto sia il problema del male. Sarebbe molto rassicurante, ma anche troppo comodo”.

Deve averlo avvertito anche Primo Levi. Una sola volta, con sofferenza, parla nei suoi libri di quell’episodio, ne Il sistema periodico. E usa prima persona plurale, quasi a farsi protagonista e testimone insieme, assumendosi una responsabilità piena, diretta sebbene solo morale e non materiale: “Eravamo stati costretti dalla nostra coscienza ad eseguire una condanna, e l’avevamo perseguita, ma ne eravamo usciti distrutti, destituiti, desiderosi che tutto finisse e di finire noi stessi”.

E’ mai finita la Resistenza? In realtà mai fino in fondo. A una fase del mito ha fatto seguito la revisione. E dopo le certezze, i dubbi, prima in sottotraccia come un fiume carsico, sono usciti alla luce, esplosi nel dolore “dei vinti”. La Liberazione, il senso del percorso che conduce a quel giorno divide memorie, intellettuali, politici. Il caso Levi non è solo l’ossessione di uno storico. E’ un caso emblematico, riassuntivo. E’ anche una domanda posta a ognuno di noi: che cosa è stata la Liberazione? Guerra civile o partigiana? Lotta di liberazione o di classe? E oggi come e perché ha senso parlarne a un ragazzo che abbia 20 anni?

Francesco Gaeta


PARTECIPA AL SONDAGGIO DI FAMIGLIACRISTIANA.IT

Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da spark il 25/04/2013 21:34

Permettetemi tre considerazioni: 1-Ancora a chiedersi se la Resistenza fu una guerra civile oppure no? Dopo l'8 settembre, l'Italia venne militarmente occupata dai tedeschi ed i fascisti con la loro repubblica di Salo', non furono altro che un protettorato nazista. I partigiani hanno combattuto una Guerra di Liberazione per liberare l'Italia dall'oppressore tedesco e dai suoi vassalli fascisti. La vogliamo chiamare guerra civile? Perchè in Francia la lotta dei partigiani contro i fascisti del regime collaborazionista di Vichy, viene chiamata Resistenza e non guerra civile? 2-In quanto ai cosidetti "vinti", la cui nuova Bibbia è quel "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa (da voi citato nel secondo articolo del vostro dossier). ecco un esempio di come viene presentata la loro storia, ( che riprendo dal portale dell'ebraismo italiano Moked) secondo la nuova vulgata revisionista:"Chi conosce Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, vicecaporedattore di Radio 24, più volte premiato per la sua attività di reporter, sa che è anche un appassionato autore, regista e interprete di opere di teatro civile. Il suo ultimo libro, “Orazione civile per la Resistenza” (Promo Music), è una storia corale della guerra di liberazione, ripercorsa attraverso interviste, narrazioni di episodi e di luoghi della memoria. Ma Biacchessi è anche un curioso, un cercatore di verità. Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che a sua volta aveva tratto l’immagine dal libro dell’ex esponente della Repubblica Sociale Giorgio Pisanò, “Storia della guerra civile”. Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”. Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi dell’Istituto storico della Resistenza a Sesto San Giovanni e si è messo alla ricerca di questa immagine. Scartabella che scartabella, eureka!, l’ha trovata. Ed ha scoperto che si trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Carlo Barzaghi è conosciuto come il boia del Verzeè (del Verziere), scrive Biacchessi, “responsabile di efferati crimini di guerra: la compilazione di numerosi elenchi di ebrei e oppositori poi deportati nei campi di sterminio, la fucilazione di quindici prigionieri politici (10 agosto 1944, Milano, piazzale Loreto) detenuti nel carcere di San Vittore su ordine di Walter Rauff e Theo Saevecke, funzionari della Sicherheitpolizei stanziati all’albergo Regina di Milano”. Barzaghi non è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni dell’aprile 1945. E’ un esponente di spicco della Repubblica di Salò e si è macchiato di vari reati." Vedendo solo la copertina del libro senza conoscere quanto sopra, l'idea che ne viene fuori e che si tratta di un poveraccio che viene fatto fuori dai partigiani solo perche' era fascista. Se questo e' il modo corretto per rivedere la storia...stiamo freschi! 3-Pacificazione? Ci sarebbe tanto da scrivere, ma non voglio tediare nessuno. Dico solo, che sono d'accordo, a patto che, coloro che parlano di pacificazione, siano disposti a sottoscrivere le seguenti parole di Italo Calvino: "Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.” Saluti. Osvaldo Bardelli

Postato da giancarlochiari il 25/04/2013 13:43

la scuola, almeno quella che io ho frequentato ha sempre evitato di parlarne, come ha sempre evitato di parlare del fascismo, della seconda guerra mondiale, della campagna di Russia... ad apririmi gli occhi fu un film di Rosi sulla campagna di Russia e alcuni film del neorealismo italiano. Devo dire che la scelta di cancellare i ricordi è quindi di vecchia data, come il tentativo di dire che il fascismo era buono, almeno all'inizio. La famiglia di mio padre perse il capofamiglia perchè osò votare no negli anni venti, e non era comunista. Purtroppo a fidarsi e tyentare la sorte furono i cattolici guidati da Gronchi e quella colpa non è mai stata indagata nonostante i fascisti abbiano ucciso sacerdoti e cattolici. Fu una preseunzione assurda che pea ancora oggi: in una guerra civile qualcuno ha delle colpe ed è però chiaro che le colpe non stanno nel campo di chi ha reagito ad un abominio dell'intelligenza come mi ridoava don Giacomo Vender, prete bresciano liberato dai partiginai dalla cella della morte di Brescia. Quando volle riassumere il fscismo in poche parole citò Dante "dei remi facemmo ali al folle volo": questo è ed era il fascismo e uscire dal folle volo non sarà mai del tutto facile

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare

Ultimi dossier pubblicati

%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati