24/04/2013
Il discorso di Violante alla Camera nel 1996 (Ansa).
Un brano del discorso di insediamento come presidente della Camera di Luciano Violante. XIII Legislatura della Repubblica italiana, seduta del 9 maggio 1996, continuata nella giornata del 10
maggio.
«Dobbiamo sforzarci di costruire uno Stato efficiente,
garantista ed autorevole.
A differenza di altri importanti Paesi europei, non abbiamo ancora valori
nazionali comunemente condivisi. Le due grandi vicende della storia nazionale, il Risorgimento e la Resistenza,
hanno coinvolto solo una parte del Paese e solo una parte delle forze
politiche. Quelle che ne sono uscite sconfitte, ma anche settori di quelle
vincitrici, tanto a metà dell'Ottocento, quanto, un secolo dopo, a metà del
Novecento, hanno potuto, per ragioni diverse, frenare la portata innovativa e
nazionale di quegli eventi.
Oggi del Risorgimento prevale un'immagine oleografica e denudata dei valori
profondi che lo ispirarono. La Resistenza e la lotta di liberazione corrono lo stesso rischio e, per di
più, non appartengono ancora alla memoria collettiva dell'Italia repubblicana. Mi chiedo, colleghi, me lo chiedo umilmente, in che modo quella parte d'Italia
che in quei valori crede e che quei valori vuole custodire e potenziare nel
loro aspetto universale di lotta alla tirannide e di emancipazione dei popoli,
non come proprietà esclusiva, sia pure nobile, della sua cultura civile o della
sua parte politica, mi chiedo - dicevo - cosa debba fare quest'Italia perché la
lotta di liberazione dal nazifascismo diventi davvero un valore nazionale e
generale, e perché si possa quindi uscire positivamente dalle lacerazioni di
ieri.
Mi chiedo se l'Italia di oggi - e quindi noi tutti - non debba cominciare a
riflettere sui vinti di ieri; non perché avessero ragione o perché bisogna
sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile parificazione
tra le parti, bensì perché occorre sforzarsi di capire, senza revisionismi
falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di
ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non
dalla parte dei diritti e delle libertà (Applausi).
Questo sforzo, a distanza
di mezzo secolo, aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro Paese, a
costruire la liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i
confini di un sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice e
fondamentale fatto di vivere in questo paese, di battersi per il suo futuro, di
amarlo, di volerlo più prospero e più sereno. Dopo, poi, all'interno di quel
sistema comunemente condiviso, potranno esservi tutte le legittime distinzioni
e contrapposizioni».
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