15/07/2011
Un giocatore si prepara al lancio della ruzzola.
Sembra che a inventarlo siano stati gli Etruschi e non a caso la ruzzola si pratica ancora oggi proprio nelle regioni dove viveva questo popolo. Nella tomba dell'Olimpiade di Tarquinia è raffigurato un discobolo ma, a guardar bene, la posizione è quella tipica di chi sta lanciando una forma di formaggio.
La gara consiste, infatti, nel lanciare la ruzzola il più lontano possibile con un numero prefissato di lanci e da sempre i pastori hanno impiegato una forma ben stagionata di pecorino, formaggio tipico dell'Appennino centrale.
Le regioni dove è più diffuso questo gioco sono proprio Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Marche, Umbria, Lazio e Calabria. E a seconda della regione il nome può cambiare in ruzzolone (se il disco è più grande), rotola, ruzica o rota, come lo chiamava il poeta romano Gioacchino Belli che gli dedicò un sonetto.
E saranno circa 200 gli atleti, di ogni età e provenienti da ogni parte d'Italia, che sabato 16 e domenica 17 luglio gareggeranno in Umbria per il 36° Campionato Italiano di ruzzola individuale, adoperando un disco di legno di 13 centimetri.
Si avvolge uno spago intorno alla ruzzola e quindi la si lancia trattenendo un capo dello spago in modo da imprimerle una veloce rotazione.
La competizione, che sarà suddivisa negli ottavi e quarti di finale il pomeriggio di sabato 16 e nelle semifinali e finali la mattina di domenica 17, si svolgerà ad eliminazione diretta, per cui in ogni batteria, formata da 10 giocatori, ne saranno eliminati 5 fino a che l'ultima manche vedrà protagonisti solo 10 giocatori.
Il torneo nazionale si svolgerà sulle strade provinciali di Gualdo Tadino e di Nocera Umbra.
Un tempo questo gioco plebeo veniva poco incoraggiato dalle Autorità e un decreto del Comune di S. Elpidio a Mare del 1571 giunse a proibirlo:
"A nessuno sia lecito giocare a ruzzola o a formaggio ad rotulam vel caseum per le strade interne alla nostra terra (all'abitato) sotto pena di 4 libbre di multa”.
Oggi, invece, la ruzzola viene riscoperta perché sa coniugare la bellezza dello sport all'aria aperta, spesso a contatto con la natura, l'incontro tra generazioni e il conseguente passaggio di saperi, la socializzazione.
Gabriele Salari