Europei, la Polonia ha già fatto gol

In un'Europa segnata dalla crisi economica, un solo Paese continua a segnare una crescita del 3%: la Polonia.

La Polonia ha già fatto gol

25/05/2012
Nuovi locali nel centro di Varsavia.
Nuovi locali nel centro di Varsavia.

Nell'Europa che vive la crisi economica e che mette perfino in dubbio la durata della moneta unica, c'è un solo Paese che continua a segnare una crescita del 3%: la Polonia. La ricca e forte Germania non va oltre lo 0,9%. Varsavia è entrata nell'Unione Europea nel 2004 con una disoccupazione a oltre il 20% e ora si presenta come una sorta di isola felice nel Vecchio Continente.

Gli altri Paesi ex socialisti con la crisi hanno rischiato la bancarotta. Già dall'anno scorso Varsavia avrebbe dovuto adottare l'euro ma gli appassionati che si recano ai Campionati di calcio europei, che la Polonia ospita dall'8 giugno, devono munirsi di zloty. E' stata ignorata la scadenza e non c'è intenzione di parlarne prima del 2016. L'economista Piotr Kuczynski, consulente della finanziaria Xelion, spiega che la priorità è la competitività.

“La Polonia si fa porta di passaggio dei commerci tra l'Europa e la Russia o l'Ucraina e in questo ruolo di ponte economico è decisiva più di altri Paesi importanti”.
L'ingresso nell'eurozona in realtà non è un optional: tutti i Paesi membri, con scadenze diverse, sono obbligati a farlo, ma ora tutto è sospeso. E in questo sospeso c'è qualcosa da ripensare.

Lo Stadio Nazionale di Varsavia, costruito per gli Europei (foto Reuters).
Lo Stadio Nazionale di Varsavia, costruito per gli Europei (foto Reuters).

Nel 2011, anno di continue emergenze per la Grecia ma anche di allarmi per Spagna o Italia, la presidenza di turno UE è stata affidata all'Ungheria, nel primo semestre, e poi alla Polonia, nel secondo. Un anno rappresentato dall'Est europeo, che forse poteva simbolicamente far riflettere di più sugli sviluppi degli equilibri, mentre si è parlato solo del direttorio franco-tedesco. Se Berlino è la locomotiva indiscussa, forse l'Est è una stampella da non trascurare.

Molto elegantemente Rafat Trzaskowski, europarlamentare dalla prima delle due legislature a pieno titolo della Polonia, ci invita a rimuovere vecchi schemi: “La gente oggi distingue due o più facce dell'Europa ma la distinzione non è più tra Paesi dell'Ovest e Paesi dell'Est, o tra vecchi Paesi membri e nuovi entrati, piuttosto tra quelli che stanno meglio economicamente e quelli che stanno peggio, per standard di vita, prospettive di lavoro o di investimenti”. Poi, ricorda che la Polonia con i suoi 300.000 Km° conta quasi 40 milioni di abitanti e che compare dunque nel gruppo di sei Paesi più importanti per territorio e popolazione.

A proposito di investimenti, in tempi di resa dei conti sui debiti sovrani e di difficoltà del sistema creditizio e di dibattito tra rigore e crescita, la parola liquidità, pronunciata sempre meno, è la chiave dello stallo europeo. La parola investimenti quasi impronunciabile. Non può sfuggire che per l'anno in corso la Polonia registra un primato in fatto di visite e non sono le prenotazioni delle partite di calcio. Parliamo del fatto che Varsavia è l'unica capitale europea dove ha annunciato una visita entro il 2012 il premier cinese Wen Jiabao. Pechino si prepara a investire in Polonia.

Fausta Speranza
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