Corno d'Africa, la fame che uccide

Si parla ormai di quasi 11 milioni e mezzo di persone a rischio sopravvivenza, in Somalia, Kenya, Etiopia. Ma anche Gibuti ed Eritrea. Mentre i Paesi donatori latitano.

Amnesty: bambini somali vittime di crimini di guerra

24/07/2011
Sfollati interni somali diretti a Mogadiscio (Foto: Ansa)
Sfollati interni somali diretti a Mogadiscio (Foto: Ansa)

Anche i più piccoli in Somalia sono vittime di crimini di guerra. In un rapporto diffuso in questi giorni Amnesty International ha denunciato il coinvolgimento di bambine e i bambini in questo tipo di violazioni, tra cui il sistematico arruolamento di soldati di età inferiore a 15 anni da parte dei gruppi armati islamisti, ma anche l’impossibilità di accesso all’istruzione, nonché le uccisioni e i ferimenti nel corso degli attacchi indiscriminati contro aree densamente popolate.

     Il rapporto, intitolato “Sulla linea del fuoco. Bambine e bambini sotto attacco in Somalia” rivela l’impatto complessivo del conflitto armato in corso nel Paese. «Quella della Somalia non è solo una crisi umanitaria. È una crisi dei diritti umani e una crisi delle bambine e dei bambini», ha commentato Michelle Kagari, vicedirettore per l’Africa di Amnesty International.

     «Se sei un minore in Somalia rischi la vita in ogni momento: puoi essere ucciso, reclutato e spedito al fronte, punito dagli Shabab perché ti hanno trovato mentre ascoltavi musica o indossavi “vestiti sbagliati”, costretto ad arrangiarti da solo perché hai perso i genitori. Oppure puoi morire perché non hai accesso a cure mediche adeguate», ha aggiunto Kagari. «La crisi umanitaria che ha colpito l’infanzia somala è anche la conseguenza del fatto che negli ultimi due anni i gruppi di estremisti islamici hanno impedito l’accesso agli aiuti».

Madre e figlio, profughi somali, al campo di Dolo Ado, nell'Ogaden eriopico (Foto: AP)
Madre e figlio, profughi somali, al campo di Dolo Ado, nell'Ogaden eriopico (Foto: AP)

Il rapporto analizza oltre 200 testimonianze di rifugiati somali, bambini e adulti, che si trovano attualmente in Kenya e a Gibuti. Molti hanno affermato di essere stati costretti a fuggire dalle regioni centromeridionali per evitare l’arruolamento da parte dei gruppi armati.

     Anche il Governo federale di transizione della Somalia è a sua volta accusato dall’Onu di aver reclutato, impiegato, ucciso e ferito i bambini nel conflitto armato. «Sebbene si sia impegnato a rispettare i diritti dei minori», scrive Amnesty, «non ha ancora preso alcuna misura concreta per porre fine all’uso dei bambini nei ranghi delle forze che combattono dalla sua parte».

     «L’istruzione», sottolinea ancora il rapporto, «è stata compromessa dagli attacchi indiscriminati che hanno distrutto o danneggiato gli edifici scolastici. Nella capitale Mogadiscio, molte scuole sono state chiuse perché gli alunni e gli insegnanti hanno paura di essere uccisi o feriti lungo il percorso per raggiungerle.

     Inoltre, gli Shabab hanno imposto severe limitazioni al diritto all’istruzione, impedendo ad alcune alunne di frequentare la scuola, vietando l’insegnamento di alcune materie o usando le scuole per indottrinare i bambini e farli partecipare ai combattimenti. Il gruppo ribelle sta ricorrendo sempre più a metodi minacciosi per reclutare i bambini, offrendo loro telefonini o danaro o compiendo raid e rapimenti nelle scuole o in luoghi pubblici».

     La casistica riportata nel rapporto racconta di minori vittime di fustigazioni e spettatori di violenze terrificanti, tra cui amputazioni, lapidazioni e uccisioni compiute in pubblico. Come pure casi di bambini che hanno assistito all’uccisione e alla tortura di parenti e amici. «A causa delle violazioni subite o a cui hanno assistito», scrive ancora il documento, «la dimensione del trauma tra i rifugiati somali, inclusi i bambini, è elevata».

     Amnesty International trae alcune conclusioni: «La comunità internazionale deve aumentare le misure di protezione riguardanti il crescente numero di bambini somali separati dalle loro famiglie e accrescere il sostegno psicosociale e i programmi d’istruzione». «Questo è un conflitto senza fine, in cui ogni giorno i bambini vivono orrori inimmaginabili. Il rischio di diventare una generazione perduta è concreto, se il mondo continuerà a ignorare i crimini di guerra che colpiscono così tanti di loro», ha concluso Michelle Kagari.

Luciano Scalettari
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati