Ci vorrebbe un cattolico Romano

20/04/2013

L’elezione di Franco Marini, probabilmente ormai tramontata nei rimanenti due scrutini a maggioranza qualificata, potrebbe riaffiorare a partire dal quarto scrutinio, domani pomeriggio, quando la maggioranza richiesta “scenderà” dai due terzi degli elettori (672) alla metà più uno (504).

In questo caso salirebbe al Quirinale un esponente di area cattolica dopo due settennati cosiddetti “laici”, quelli di Ciampi e Napolitano. E’ ancora possibile ragionare secondo gli schemi binari “laici-cattolici” adoperati nella Prima Repubblica? Probabilmente no, in linea di principio.

Anche perché il Capo dello Stato deve spogliarsi in qualche modo della sua biografia personale e divenire il “presidente di tutti”, come è avvenuto per gli undici presidenti della Repubblica che abbiamo avuto. Ed è persino banale, come dice Renzi, asserire che “la scelta della fede”  non può essere l’unico elemento con cui si sceglie un Capo dello Stato.

Ma è anche vero che quest’alternanza garantiva l’avvicendamento sul Colle di quelle culture fondanti che sono alla base della Costituzione: liberale, socialista e cattolica. In questo senso la candidatura di Franco Marini, già segretario della Cisl e ministro del Lavoro, referente della componente popolare di matrice democristiana del Partito Democratico, ha tutte le carte in regola per rappresentare i valori che si richiamano alla tradizione cattolica.
“Marini”, ha scritto il quotidiano Europa, “è da molti anni uno dei più autorevoli punti di riferimento di quel cattolicesimo sociale che ha accompagnato la storia e la crescita della democrazia italiana”. Per alcune parti del mondo cattolico non si tratta di una scelta entusiasmante, giudicandolo più democristiano che cristiano (ed è forse la ragione della sua candidatura che lo vede come punto di convergenza tra Pdl, Pd e montiani).

Tra l’altro l’ex segretario della Cisl scese apertamente in campo contro la Cei (“anche i vescovi quando ragionano di politica possono sbagliare”, disse) ed entrò in collisione con L’Avvenire e l’Osservatore Romano, che avevano criticato la posizione del Ppi nel campo della fecondazione assistita. Ma l’elezione di Marini sarebbe certamente preferibile alle candidature orgogliosamente laiche del postcomunista Massimo D’Alema, per non parlare del costituzionalista Stefano Rodotà, che soprattutto nel campo della bioetica ha manifestato opinioni molto vicine a quelle dei radicali. A meno che non emerga la figura di un cattolico “Romano” adulto. Nella situazione attuale questa sì che sarebbe la scelta vincente...

a cura di Francesco Anfossi e Fulvio Scaglione
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