19/12/2012
(Ansa)
Davvero la domanda da porsi, a questo punto, è quella che apre il 20° “Rapporto Auto”, presentato a Roma dal Presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, e dal Presidente della Fondazione Censis, Giuseppe De Rita: "Dove è finita l'automobile?". Perché il profilo che emerge dall'indagine è quello di un comparto in ginocchio. Crollano (-20% nei primi undici mesi del 2012) le vendite di auto (prosegue il trend negativo del 2011: -10,8%) e motociclette (-19%) e la crisi è ancora più nera sul versante ciclomotori (-32%). Dimezzata la propensione all’acquisto di auto nuove: 3,7% (era 7,4% nel 2011). Di segno negativo (-10%) anche il mercato dell’usato.
Insomma, non si comprano più automobili. Ci si affida più di prima a mezzi alternativi. Un esempio, tra i tanti: negli ultimi sei mesi, il parcheggio (gratuito) della stazione metropolitana di Rho-Fiera, a Rho, provincia di Milano, è stato preso letteralmente d'assalto: prima era pieno soltanto a metà, ora quasi tutti i giorni è difficile trovare posto già alle 9 del mattino, perché è raddoppiato il numero di persone che lascia l'auto nel piazzale per raggiungere Milano in metro, anziché con la propria macchina.
E chi deve cambiarla, l'automobile, rimanda l'acquisto, non tocca il proprio gruzzolo in banca, non si affida più alle rateizzazioni. Sta fermo. Non potrebbe essere altrimenti, quando le statistiche segnalano che si riducono fortemente i consuni anche di generi alimentari e di prima necessità. L'auto, ovviamente, non è tra questi. Quindi: auto nuova? Poi vedremo, Tra qualche anno. Chissà.
E così si sta fermando anche il mercato. Bene ha fatto il presidente dell'Aci, Angelo
Sticchi Damiani, a lanciare l'allarme: la spesa per l’auto è diventata così una tassa, aumentata del 4,5% in un solo anno malgrado la diminuzione delle percorrenze. Si avvicinano le elezioni politiche, ma finora nessun candidato ha proposto l’alleggerimento del carico fiscale sull’auto, l’abolizione del superbollo, la rimodulazione delle accise sui carburanti, la riforma della rc-auto, investimenti più certi per la mobilità e la sicurezza stradale. L’ACI rappresenta 34 milioni di automobilisti che aspettano risposte, da questo come dal prossimo Governo”.
Ma forse, ciò che il Rapporto Aci Censis non fotografa, è che la crisi, drammatica, va considerata non solo dal punto di vista degli automobilisti, cioè dei consumatori, ma anche dal versante produttivo: stagnante il settore, stagnante l'indotto, un Motor Show di Bologna lontano dai fasti dei tempi d'oro,
con addirittura ampie sezioni della fiera bolognese dedicate alle auto usate: un assurdo per una rassegna nella quale le case costruttrici, sfruttando lo spettacolo motoristico degli stun-men, e dei piloti professionisti, dei rally e della Scuderia Corse della Ferrari hanno sempre frequentato in massa il Motor Show, anche per presentare i modelli più nuovi e d'avanguardia.
Aumentano (+4,5%) i costi di gestione, anche a fronte dell’uso ridotto dell’auto (5-7% di km in meno all’anno). L’auto costa in media 3.425 euro l’anno (+4,5%), la benzina è aumentata in dieci mesi del 16% (negli ultimi due anni il pieno è diventato più caro del 25%) e il costo al chilometro è cresciuto dell’11,3%. L’assicurazione è aumentata del 3,2%.
La crisi, però, ha anche qualche ricaduta positiva: crescono (+3%) le rottamazioni (l’effetto “sostituzione” inverte la tendenza alla crescita del parco circolante); si riducono i consumi di carburanti (-10,5% benzina e -9,7% diesel tra gennaio e ottobre 2012); diminuiscono gli incidenti (-2,7%) e i morti (-5,6%) sulle strade.
Pino Pignatta