"Noi, naufraghi della marea nera"

La Bp annuncia: il "tappo" tiene. Ma i danni restano. Reportage dalla Lousiana, in ginocchio per gli effetti del disastro ambientale: disoccupazione, miseria, e angoscia per il futuro.

Una terra condannata a morire

15/07/2010

La marea nera è scomparsa. O almeno così sembra. L’occhio inganna stando sulla spiaggia di Grand Isle, sud della Louisiana, un paradiso naturale, il primo ad essere colpito dalla marea nera, dove di petrolio non se ne vede molto. “Ma tornerà, è la fuori in mare aperto - spiega Tom McKenzie , responsabile della Wildlife e Fishery, il dipartimento federale che si occupa della fauna americana.  “Le operazioni di pulizia procedono spedite - aggiunge Daniel, tra i responsabile dei team che lavorano sulle spiagge per rimuovere petrolio – ed è un mese che non arriva la marea nera. Il tappo posto sul Blowout Preventer  - continua - sembra funzionare, mentre le operazioni per la costruzione dei due pozzi di salvataggio procedono speditamente.  All’apparenza sembra che vada tutto per il verso giusto: “Siamo nella giusta direzione” racconta un tecnico in partenza verso la zona delle operazioni dall’eliporto Bp di Houma. Ma quando si sviluppa un cancro, non se ne vedono subito gli effetti. “La situazione economica è potenzialmente devastante - spiega Chad Lauga, direttore in Louisiana del Sindacato Ibew - si bruceranno migliaia di posti di lavoro nel settore della pesca e in quello petrolifero. I disoccupati vengono assunti da BP come contractors, ma questo, oltre che essere un lavoro pericoloso, non regolamentato, è un’occupazione temporanea. Non occorrerà ripulire le coste all’infinito”. E della zona più pescosa di granchi ed ostriche degli Stati Uniti rimarrà solo il ricordo. Non vi è infatti la certezza scientifica che il mare del Golfo del Messico possa morire, anche se è certo che le cellule cancerose del petrolio, diluite nell’acqua da milioni di litri di dispensanti chimici tossici, andranno ad accumularsi in un’area da anni compromessa dall’industria del petrolio, che stava già scomparendo, a causa  del degrado ambientale e dalla devastazione degli oleodotti. La situazione ambientale è grave, spiega James Finley Hewes dell’associazione ambientalista Audubon e potrebbe durare anni, forse decenni: “Il petrolio si sta depositando sul fondo del mare, insieme ai dispensanti chimici usati per evitare concentrazioni di idrocarburi. Questo potrebbe causare la morte di mitili, piante marine gamberi ed altri abitanti dei fondali. Con un effetto a catena su animali ed anche uomini”. La gente da queste parti si sente abbandonata dal governo federale. Sono soprattutto repubblicani e non vedono con favore alla Casa Bianca di Obama: “Il nostro governatore repubblicano Jindall, lui si sa cosa si dovrebbe fare”, spiega Janine, una ristoratrice di Grand Isle. Tra Baton Rouge, sede del governatorato della Louisiana e Washington, Ë in corso una guerra politica: Bobby Jindall, aspirante candidato alla presidenza nel 2012, attacca su ogni lato Obama pur di mantenere i riflettori dei media americani su di lui".

Emanuele Bompan
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