Calcio e gay, cassanate a parte

La dichiarazione di Alessandro Cecchi Paone, sulla presenza tra gli Azzurri di due calciatori omosessuali, offerta a Cassano come un pallone da palleggiare. Negli anni Trenta, però...

E di Carl Lewis si diceva...

14/06/2012
Lo statunitense Carl Lewis, vincitore di quattro medaglie d’oro nell’atletica.
Lo statunitense Carl Lewis, vincitore di quattro medaglie d’oro nell’atletica.

Nel 1984 Daley Thompson, britannico di colore, originario della Nigeria, vinse la prova del decathlon ai Giochi Olimpici di Los Angeles e si presentò alla conferenza stampa con una maglietta su cui stava scritto, in maniera leggibile anche a distanza, “Il secondo atleta al mondo è gay?”. Quasi sicuramente era un riferimento alle voci di omosessualità che riguardavano (e pare che non si siano affievolite anche dopo un quarto e più di secolo) lo statunitense, pure lui di colore, Carl Lewis, strepitoso vincitore di quattro medaglie d’oro nell’atletica e però – questa fu l’interpretazione comune della frase sulla T-shirt del decathleta - “retrocesso” a secondo fra i fenomeni da chi, come appunto Thompson, ritiene il decathlon la summa e l’esaltazione di tutto.

Richiesto di chiarimenti sulla scritta,Thompson disse: “Una domanda e niente più, ognuno se la ponga e le risponda come vuole, dopo avere deciso chi riguarda”. Richiesto di chiarimenti sul termine “gay, disse: “La mia lingua è l’inglese, e in inglese gay vuol dire felice (happy). Il resto appartiene alle vostre supposizioni o alla vostra ignoranza della lingua di Shakespeare”.

Il mondo internazionale ha praticato l’ipotesi dell’omosessualità nello sport con una certa disinvoltura, e non da pochi anni. Protagonista assoluta una donna, la tennista Martina Navratilova, cecoslovacca poi naturalizzata statunitense, grandissima fra le grandi sino alla fine del secolo anzi del millennio scorso, e celebre per il suo outing costante, esibito, vestito anche da femminismo militante. Ultima sua imitatrice la francese Amélie Mauresmo, “impegnata” da Saint Tropez, il paese suo posto di molte licenze, ai campi da tennis di tutto il mondo (a e proposito di omosessualità fra donne, in Italia negli anni Cinquanta era molto sussurrata la stretta amicizia fra due nuotatrici azzurre, che fecero da rompighiaccio, da noi, per tutta l’altra metà del cielo, un cielo che dalle nostre parti non ha avuto però una sua Navratilova).

Un outing forzato, oggetto di critiche e derisioni, è stato quello del calciatore inglese Justin Fashanu, fratello del più forte John,
è sfociato in tragedia: accusato di avere stuprato un ragazzino, Justin Fashanu ha invano messo avanti la dichiarazione del giovane ("Nessuna violenza, ero consenziente”).  Non è stato creduto, per lui inglese di colore gli insulti anche della comunità afrobritannica, e nel 1988, a soli 37 anni, si è tolto la vita, impiccandosi in un garage (ricordate Teo Teocoli che urlava quel buffo e ovviamente non ancora tragico cognome - “fa-sha-nuuuu!” - nelle teletrasmissioni con quelli della Gialappa’s Band?).

Molto più disinvolto l’outing di quello che è tuttora ritenuto il più grande tuffatore di ogni tempo, Greg Louganis, statunitense di origine greca, successore nei voli olimpici del nostro Klaus Di Biasi. La sua tragica sieropositività ha ovviamente incupito il tutto, ma questo è un altro discorso.
Molto probabilmente la relativa disinvoltura nell’affrontare l’argomento ha permesso a tanto sport estero di farsi gli affari suoi senza troppi problemi anche in questa materia assai delicata. Sotto curiosità (troppo dire”sotto accusa”) sono così finiti in tanti,alcuni magari per una semplice immagine ritenuta non sufficientemente maschia. Gesti affettuosi, baci affettuosi riconoscenza, non certo di intimità (oh quello tenerissimo, e torniamo in Italia, di Zoff a “papà” Bearzot dopo il titolo mondiale conquistato lì a Madrid, sul prato del Bernabeu nel 1982).

Ci sono finiti in tanti,con nomi anche illustri: David Beckham, sorpreso in feste bisex, come Cristiano Ronaldo, come Gerard Piqué, fra l’altro fidanzato della bellissima celeberrima cantante colombiana Shakira. E ci sono foto di Maradona con creature diciamo ambigue di Napoli. C’è chi si è preso la briga di cercare, studiare e allineare le foto all’apparenza più compromettenti, e sono finiti nella rete anche alcuni italiani (parliamo soprattutto del calcio).

Per finire: Wilson Oliver, uruguayano giocatore della Celeste, la gloriosissima Nazionale di quel piccolo straordinario (per il football) Paese, nel non preistorico 1986 dichiarò la propria omosessualità, venne addirittura minacciato di una richiesta di danni da parte di un golfista suo omonimo, fu duramente  criticato dalle autorità sportive, venne in pratica emarginato e smise di giocare.

Gian Paolo Ormezzano
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