Calcio africano in cerca d'identità

Al via la Coppa d'Africa, il torneo calcistico più importante del continente, il primo dopo le rivoluzioni politiche.

Coppa d'Africa: di tutto, di più

22/01/2013
Didier Drogba, con la maglia della Costa d'Avorio. Proverà a rivincere il titolo con la sua nazionale (Reuters).
Didier Drogba, con la maglia della Costa d'Avorio. Proverà a rivincere il titolo con la sua nazionale (Reuters).

Calcio, poesia, talento, politica, polemiche. E’ la Coppa d’Africa: di tutto, di più. Doveva essere il calcio del 2000, quello africano. Il nuovo millennio s’è presentato da tempo, ma quel calcio resta dietro, pur avendo recuperato posizioni nelle gerarchie calcistiche mondiali. Manca sempre qualcosa, perché il miracolo accada. C’è talento, ma è difficile incanalarlo. La Coppa d’Africa, la dimostrazione più lampante. Anche perché una competizione continentale ogni anno è dura da sostenere. Anche sotto il profilo del talento. Ne sono nati, nel Continente Nero. Scovare novità un anno solare dopo un altro, però, è pura utopìa. Va a finire che il più in vista è pure uno dei più stagionati, Didier Drogba, che in Europa (col Chelsea) ha vinto tutto, tanto da decidere di andarsi a prendere vagonate di quattrini in Cina, uno degli avamposti del calcio che cambia.
La Costa d’Avorio, il suo paese, gli resta nel cuore. Un anno fa, la grande delusione. Un rigore sbagliato in finale, il titolo finito nelle mani dello Zambia. Ci riprova, Drogba, forse per l’ultima volta, considerata l’età.

Lui è la punta di diamante, a livello di talento. Per il resto, non un granchè. Manca il calciatore africano più pagato della storia, Samuel Eto’o, tradito dal suo Camerun, che non s’è qualificato. Forse, il giocatore più in vista è Yaya Touré, centrocampista del Manchester City, squadra saccheggiata dal torneo africano. Il Manchester City e le altre. Quelle che non sopportano la Coppa d’Africa. Ogni anno, la stessa storia. Giocatori che tornano in Africa, per giocarsi il titolo. E squadre di club che pagano dazio, chi più chi meno. Passano gli anni, nulla cambia. Chi può starsene tranquillo nel suo cantuccio è il calcio italiano, per ovvie ragioni. Nessuno che alza la voce, visto che non ce n’è bisogno.

L’Italia il fascino del calcio africano non l’ha subito, se non a scartamento ridotto. Di talenti dal continente nero ne abbiamo importati (Eto’o, innanzitutto, arrivato all’Inter via Barcellona), mai però in numero consistente. Altre storie, quelle di francesi e inglesi. I francesi, un po’ per forza di cose: vecchie colonie, ora saccheggiate nel calcio. E gli inglesi, che esterofili come sono pescano un po’ ovunque. Il calcio italiano in Sudafrica spedisce appena 9 giocatori d’importazione, molti dei quali non di primo piano.
Tra le grandi del football tricolore, la Juve perde Asamoah, che va a giocare per il suo Ghana, la nazionale più “italiana” di questa coppa (ci sono anche Badu dell’Udinese e Boakye del Sassuolo), la Fiorentina manda El Hamdaoui (Marocco), il Milan rinuncia a Mesbah (Algeria), la Lazio a Onazi (Nigeria). E poi, gli altri: Benatia, marocchino dell’Udinese, Samassa, maliano del Chievo, Nwankwo, nigeriano del Padova. Modesto contributo, quello dell’Italia, mai particolarmente sensibile al fascino del calcio africano.

Altro aspetto, quello politico. Un anno fa, la prima Coppa d’Africa dopo le rivoluzioni. E gli strascichi si trascinano ancora, coinvolgendo la nuova edizione. Doveva giocarsi in Libia, un paese in fase post-dittatoriale. Per evitare problemi (sia di organizzazione che di sicurezza), s’è preferito trasferire tutto in Sudafrica. Il ricordo del Mondiale è ancora fresco, così come lo sono gli stadi costruiti per la kermesse iridata: soluzione più rapida e indolore. Restano altri problemi, fuori dal campo. Ad esempio, il Mali, uno dei tanti focolai di guerra, quello più caldo: la Francia vi combatte le milizie islamiche, la nazionale maliana si gioca il suo prestigio calcistico. Triste commistione, come sempre quando c’è di mezzo il calcio africano.

Ma ora è tempo di calcio. Tre settimane (dal 19 gennaio al 10 febbraio), cinque città (Joahannesburg, Port Elizabeth, Durban, Nelspruit, Rustenburg), altrettanti stadi (FNB, Nelsona Mandela Bay, Moses Mabhida, Mobombela, Royal Bafokeng), 16 nazionali (Sudafrica, Ghana, Mali, Zambia, Nigeria, Tunisia, Costa d’Avorio, Marocco, Etiopia, Capo Verde, Angola, Niger, Togo, Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Algeria).
E’ la Coppa d’Africa, croce e delizia del calcio di inizio anno.

Ivo Romano

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